Wall Street ha chiuso la seduta sostanzialmente in pareggio. Un successo per gli operatori con posizioni long. Il finale e’ senza dubbio piu’ positivo rispetto a quello che ci si sarebbe aspettati dal pre-apertura e dal tonfo del 5% sulla borsa di Tokyo di ieri, il piu’ forte ribasso dall’11 settembre 2001.
Al termine delle contrattazioni il Dow Jones e’ in rialzo dello 0,16% a 9.613 punti; il Nasdaq Composite è in ribasso dello 0,66% a 1.885 punti, mentre lo S&P 500 è in rialzo dello 0.33% a 1.033 punti.
In realta’ non sono del tutto archiviate tra gli operatori le preoccupazioni per un’eccessiva valutazione delle aziende, per la corsa degli indici Usa negli ultimi sei mesi e infine per il contrastato andamento delle trimestrali. Nonostante cio’ i ribassisti, che ieri avevano avuto un momento di gloria dopo i forti cali su tutte le borse mondiali, sono fortemente delusi dalla forza e resistenza degli indici Usa.
La borsa americana naviga tuttora nell’ incertezza, e paga soprattutto le previsioni tutt’altro che rosee delle aziende Usa che portano fra l’ altro con sé nuovi dubbi su un prossimo miglioramento dell’ occupazione (ha fatto impressione che un colosso come Merck abbia annunciato ieri il licenziamento di oltre 4000 dipendenti).
Proprio sul fronte dell’occupazione, le richieste settimanali di sussidio si sono nuovamente attestate sotto la soglia psicologica delle 400.000 unità (a 386.000). Ma appare difficile attendersi un effettivo miglioramento della dinamica occupazionale in grado di sostenere i consumi.
Circa gli indici, il Dow Jones, dopo aver pagato ieri le brutte trimestrali delle case farmaceutiche, ha trovato sostegno nel buon andamento di Eli Lilly promosso da una banca d’affari a “buy” da “hold”.
Sul Nasdaq, a far soffrire il comparto hi-tech sono state le notizie diffuse da Computer Associates International e dal big dei semiconduttori KLA-Tencor, che hanno previsto un calo delle vendite più consistente rispetto alle stime degli analisti.
Computer Associates ha perso l’8.5%; KLA-Tencor ha ceduto quasi l’8%. Sul settore pesano anche la trimestrale di PeopleSoft (con perdite pari a 7,35 milioni di dollari), e le stime negative di un colosso come Sony che risente del calo della domanda. Una prospettiva che suggerisce ulteriori riduzioni dei prezzi e dei costi da parte delle aziende, e che sembra smentire i segnali di stabilizzazione del mercato del lavoro statunitense.
La telefonia cellulare e’ stata tra i settori piu’ colpiti. I trader si sono accaniti soprattutto su due delle aziende maggiori. AT&T Wireless Services (spinoff di At&t) e’ calata di oltre il 10%. Nonostante la societa’ sia riuscita a registrare utili nel terzo trimestre, ha pero’ annunciato un netto aumento della perdita di clienti verso la concorrenza.
L’altra azienda in forte calo del settore wireless, cioe’ Sprint PCS (spinoff di Sprint) e’ crollata di circa il 17%. L’azienda ha annunciato una perdita secca per il trimestre corrente, dovuta soprattutto all’appostamento al passivo in bilancio di $1.2 miliardi per la cancellazione di un progetto di espansione a livello residenziale
Secondo gli operatori di Wall Street le trimestrali della aziende americane confermano insomma che i bilanci positivi sono perlopiù frutto del taglio dei costi (a partire dalla forza lavoro) per far fronte a vendite anemiche. Xerox, ad esempio, ha chiuso in utile il terzo trimestre grazie anche al drastico taglio di 17.000 posti di lavoro, mentre le vendite sono in flessione per il 14/mo trimestre di fila.
Quest’ anno, il taglio dei costi aziendali ha avuto un peso non marginale nella perdita di 336.000 posti di lavoro. E il futuro appare altrettanto incerto.
Un segno delle difficoltà dell’ economia a stelle e strisce che, a dispetto di una crescita stimata nel quarto trimestre attorno al 6%, mostra l’ anomalia di una ripresa incapace di creare occupazione.