Sono in totale 1632 le eccellenze italiane che sono riuscite ad avere successo nel corso degli ultimi sette anni secondo quanto rivela l’ufficio studi di banca Intesa Sanpaolo che le monitora dal 2012.
Dall’analisi emerge che ci sono in Italia 588 «eccellenze» nel settore metalmeccanico, 403 nella moda, 226 nell’agroalimentare, 167 nelle materie plastiche, 163 nei mobili a arredamento, 85 in altri settori. Nel suo DataRoom, rubrica di approfondimento sul Corriere della Sera, Milena Gabanelli si chiede cosa hanno fatto queste imprese per crescere costantemente più della media. A spiegarlo Stefania Trenti, che ha curato il monitoraggio per Intesa Sanpaolo.
Oltre ai leader storici del Made in Italy, ’è un gruppo di potenziali trascinatori che emerge dai distretti, le regioni produttive del Paese dove si afferma la specializzazione di un certo tipo di attività, e una connessione virtuosa tra le aziende che fanno rete sul territorio.
Lo studio della banca ha preso in considerazione le aziende con un fatturato di almeno 400 mila euro e le ha osservate nel tempo registrando così un aumento del fatturato superiore al 15%, un margine lordo migliorato almeno del 5-8% fino ad un significativo certificato di buona salute, cioè il rapporto tra patrimonio netto e passività, superiore al 10%. Tuttavia aparte queste eccellenze, in generale le imprese non crescono e i motivi sono sono sempre gli da decenni.
Burocrazia perversa, troppe tasse, pochi incentivi per gli investimenti, in un contesto generale che non agevola le acquisizioni e la raccolta di risorse finanziarie. (…) Nell’ultima manovra c’è attenzione alle piccole imprese con la flat tax, la mini-ires al 15% per chi accantona/investe/assume, oltre all’iperammortamento per chi fa investimenti tecnologici inferiori a 2,5 milioni.
“Si è scelto invece di cancellare l’Ace, l’incentivo fiscale che premiava il reinvestimento degli utili in azienda, spingendole ad «irrobustire» il patrimonio. Ce ne sarebbe stato ancora bisogno, visto che per il 2019 si prevede un Pil in ulteriore calo e si parla di recessione tecnica“.
In questo modo anche le «eccellenze», che in questi anni sono riuscite a creare occupazione, potrebbero trovarsi in difficoltà.