Esprime soddisfazione per lo studio elaborato da Confindustria Energia sugli investimenti pianificati dal mercato energetico italiano, il ministro per gli Affari europei Paolo Savona.
L’assenza di effetti negativi sul debito pubblico italiano degli investimenti fa sicuramente piacere a qualsiasi esecutivo. In realtà, c’è un effetto positivo sul debito garantito dall’effetto moltiplicatore degli investimenti e dai relativi impatti in termini di gettito.
Ma cosa prevede lo studio? Nella sostanza si fa il conto degli investimenti pianificati nel settore energetico da qui a dieci anni quando verranno investiti 96 miliardi di euro, generando significativi impatti in termini di sostegno all’indotto nazionale, aumento del tasso di occupazione, crescita del Pil, contenimento delle emissioni e spinta all’economia circolare. l nuovo mix energetico risultante al 2030 sarà caratterizzato da una rilevante componente delle fonti rinnovabili e dalla loro necessaria complementarietà con quelle tradizionali.
Lo sviluppo delle rinnovabili elettriche riguarderà principalmente la realizzazione di impianti solari, fotovoltaici ed eolici. A beneficiare dei nuovi investimenti sarà anche il lavoro visto che è prevista una ricaduta occupazionale di 140mila unità lavorative annue tra il 2018 e il 2030 per la realizzazione e la gestione delle infrastrutture. E di 35mila unità dopo il 2030. Così commenta Giuseppe Ricci, presidente di Confindustria Energia:
“Abbiamo sentito l’esigenza di sviluppare uno studio che raccogliesse i contributi di tutta la filiera per valorizzarne la strategicità. Il ruolo delle infrastrutture sarà cruciale, anche e soprattutto perché dovranno accompagnare la trasformazione del modello energetico conseguente alla crescita delle rinnovabili. Ritardare o ridurre gli investimenti ci esporrebbe al rischio concreto di avere un sistema inaffidabile”.