Gli avvocati dello studio legale che ha forzato il governo a vincolare all’ok del parlamento l’esecuzione della Brexit ha un monito molto chiaro per i sostenitori della uscita senza accordo. Realisticamente, il Regno Unito affrancato dall’Unione Europea non sarà in grado di stringere nuovi accordi di libero nell’ambito delle regole del Wto prima di sette anni.
Secondo quanto affermato al Guardian da Anneli Howard, “il solo negoziare e ratificare gli accordi internazionali di libero scambio con il resto del mondo potrebbe richiedere più di sette anni”. Howard è esperta di diritto sulla concorrenza presso la società di consulenza legale Monckton Chambers.
“Una Brexit senza accordo potrebbe raddoppiare i prezzi per alcuni prodotti come la carne e i latticini”, ha aggiunto Howard. “C’è anche un maggiore rischio di dispute commerciali e sanzioni, che risulterebbero in un ridotto accesso al mercato britannico per le imprese”.
Le conseguenze stimate dal governo, nel caso di una No Deal Brexit, vedono nel giro di 15 anni un Pil inferiore del 10,7% rispetto allo scenario della permanenza del Paese nell’Ue.
Brexit, due le cause dello stallo prolungato
Secondo Monckton Chambers il prolungato impasse che deriverebbe dalla Brexit senza accordo deriverebbe da due fattori. Per commerciare sotto le regole del Wto andrebbero raggiunti accordi su 5mila categorie di prodotti. Il tutto in una timeline che scade il 29 marzo, giorno dell’attivazione dell’articolo 50. E bisognerebbe ottenere il consenso unanime dei 163 Paesi membri del Wto.
“Il secondo ostacolo è l’enorme quantità di legislazione interna che dovrebbe essere approvata prima di essere in grado di operare secondo le regole del Wto”, spiega il Guardian. “Ci sono nove statuti e 600 strumenti statutari che dovrebbero essere adottati”.
Rhodri Thompson, un altro specialista del diritto Ue presso la società Matrix Chambers, non crede che sia possibile alcuna “transizione graduale” alle regole del Wto. “Il Regno Unito dovrà iniziare a negoziare oltre 50 accordi di libero scambio da zero una volta che lasceremo l’Ue. Nel frattempo dovremo pagare i dazi“.