La trattativa per la Brexit resta su un binario morto e cresce il timore di un addio disordinato dall’UE. gli analisti di Goldman Sachs per esempio hanno alzato al 15 dal 10% le chance di uno scenario di ‘no-deal’.
Ieri i Comuni hanno approvato con 317 contro 301 l’emendamento presentato dal deputato Graham Brady – e fatto proprio dal governo – che impegna la premier Theresa May a tentare di negoziare con Bruxelles un piano B che contenga “soluzioni alternative” rispetto a backstop.
Ipotesi su cui Bruxelles ha detto no, aprendo tuttavia alla possibilità di un rinvio della data di divorzio. Questa la reazione della Ue concordata con le 27 capitali espressa da portavoce del presidente dell’Unione Donald Tusk.
Il messaggio di Tusk è preciso.
‘È benvenuta l’ambizione del parlamento britannico di evitare uno scenario di non accordo e la condividiamo. Continuiamo a mettere urgenza al governo del Regno Unito affinché chiarisca il più presto possibile le sue intenzioni rispetto ai prossimi passi’
Per la Ue l’accordo di uscita già raggiunto è e resta la migliore via per assicurare un ritiro ordinato del Regno Unito dall’Unione europea: il ‘backstop’ non è dunque aperto ad una rinegoziazione. Su questo il Consiglio europeo di dicembre “è stato totalmente molto chiaro’
Il percorso indicato dalla premier britannica May per districarsi dallo stallo in casa sua non esclude d’altronde l’ipotesi di un buco nell’acqua. Tanto da prevedere fin d’ora che si torni in aula il 13 febbraio in tutti i casi. Sia con un nuovo accordo saltato fuori per miracolo; sia con una dichiarazione di fallimento accompagnata da ulteriori proposte sul da farsi: entrambi “emendabili” ed entrambi da sottomettere a un nuovo voto. Ma la cui attesa non scioglie certo il velo dell’incertezza sulle alternative eventuali.
Il governo di Dublino ha diffuso in serata una nota ufficiale dopo il voto a Westminster in cui si afferma: “La posizione dell’Ue sull’accordo per l’uscita del Regno Unito, che comprende il backstop, è scritta nelle conclusione della riunione di dicembre del Consiglio europeo. Non è cambiata. L’accordo non è rinegoziabile”.