L’incertezza della Brexit fa sentire i suoi effetti sull’economia della Gran Bretagna. Le richieste di insolvenza e individuali tornano sui massimi di sette anni fa. In crescita anche i fallimenti di imprese
La data per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea è fissata per il 29 marzo prossimo. Nessuno però, al momento, è in grado di prevedere come andrà a finire. Se ci sarà un’estensione dei termini per raggiungere l’accordo con l’Ue per un’uscita ordinata, se ci sarà un nuovo referendum, se ci sarà una Brexit senza accordo.
In mezzo a tutta questa incertezza l’economia reale della Gran Bretagna soffre, come testimoniano gli ultimi dati diffusi dal governo britannico sulle insolvenze e i fallimenti di imprese e singoli individui. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno 34.100 persone in Inghilterra e Galles hanno dichiarato fallimento personale, con un incremento del 35% sullo stesso periodo del 2017. Nell’intero anno sono stati 115.000 gli individui caduti in insolvenza, il massimo degli ultimi sette anni.
Sul fronte delle imprese sono state colpite da insolvenza in 16.090, con una crescita del 10% rispetto all’anno precedente e ai livelli massimi dal 2014. Nel quarto trimestre dell’anno si è registrata inoltre un’accelerazione con 3.949 società .
Sofferenza destinata a continuare
“La realtà della Brexit e l’incertezza economica collegata inizia a mordere”
commenta Brian Johnson, business recovery e insolvency partner di H W Fisher & Company che prosegue:
“Fino a quando non ci sarà maggiore certezza sul futuro della Brexit, imprese e consumatori continueranno a soffrire. Le grandi società rimandano le decisioni di investimento e ciò impatta negativamente sulle piccole imprese a monte e a valle”.
A essere colpiti, in particolare, sono i settori della distribuzione al dettaglio e delle costruzioni.
“Inoltre – aggiunge Johnson – le imprese di maggiori dimensioni stanno estendendo i termini di pagamento mettendo ancora più sotto pressione i loro fornitori. Una Brexit senza accordo peggiorerebbe la situazione”.
Crescono anche i concordati preventivi
Un altro segnale negativo arriva dall’aumento delle richieste di concordato con i debitori: +16% per le imprese e +19,9% per i singoli individui.
“A essere particolarmente colpito è sempre il settore delle vendite al dettaglio che affronta la tempesta perfetta, fatta di riduzione della spesa delle famiglie, aumento degli acquisti via internet, incremento dei tassi di interesse e del salario minimo” conclude Johnson.