Una notizia destituita di ogni fondamento, ci tiene a sottolineare il premier Giuseppe Conte ai rumor di stampa di oggi che parlano di una fusione tra Fincantieri e Leonardo-Finmeccanica.
Non c’è nulla di tutto questo, il governo non interviene nella vita di società quotate.
Ha detto oggi il Presidente del Consiglio secondo quanto riporta l’agenza Radiocor de Il Sole 24 ore mentre La Stampa ha scritto stamani che la prossima primavera, molto probabilmente al 5 aprile quando è in agenda l’ assemblea annuale di Fincantieri, potrebbero convolare a nozze il gigante della cantieristica triestino e Leonardo.
L’esempio da seguire sarebbe quello della Francia dove Naval Group ha nel proprio azionariato oltre allo Stato francese (62,5%), Thales con il 35 per cento. Da qui l’idea di creare un concorrente italiano: a guidare il nuovo conglomerato tutto made in Italy, scrive il quotidiano torinese, il numero uno di Fincantieri Giuseppe Bono, mentre l’attuale amministratore delegato di Leonardo ed ex Ceo di Unicredit Alessandro Profumo lascerebbe la poltrona. Ma ci sarebbero delle difficoltà tecniche a realizzare l’operazione Fincantieri-Leonardo.
L’ipotesi più gettonata prevede infatti il delisting di Leonardo (oggi controllata per il 30,2% dal Tesoro) ed il suo passaggio alla Cassa depositi e prestiti che già ora attraverso Fintecna detiene il 71,6% di Fincantieri. Il passo successivo sarebbe l’ unificazione dei due gruppi sotto un’unica guida: in pratica un ritorno al passato per le due società, che sino a metà anni ’80 era un tutt’uno, e per Bono. Che in questo modo coronerebbe il sogno di un vita.
Oggi però la doccia fredda di Conte e poco prima anche gli analisti avevano espresso perplessità in merito al progetto, come quelli di Banca Imi:
Crediamo che una unione tra le due società, che porterebbe alla creazione di un gruppo con 17-18 miliardi di euro di ricavi, non sarebbe particolarmente accrescitiva di valore per Leonardo , ma porterebbe a una diluizione dei suoi margini. Inoltre, le due società sono attive nei sistemi navali, ma crediamo che una fusione non necessariamente potrebbe creare un posizionamento più solido nel panorama internazionale e l’estrazione di sinergie rischierebbe di essere complessa e faticosa”.