Economia

Analisti: “Governo ha cercato attivamente recessione”. Nubi sul 2019

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La recessione in cui è finita l’economia italiana non è solo colpa del rallentamento globale, come sottolineato più volte dal governo nel corso delle ultime ore, ma è  anche frutto delle scelte dell’esecutivo. È questa l’opinione diffusa tra gli analisti il giorno dopo i dati sul Pil italiano del quarto trimestre 2018. Strategist ed economisti puntano il dito contro il calo della fiducia delle imprese, causato dalla lunga battaglia Roma-Bruxelles sulla legge di bilancio.

A determinare la gelata dell’economia, dal lato della domanda, stando alle indicazioni fornite da Istat, è stato il contributo negativo della componente nazionale, mentre la domanda estera netta ha offerto un apporto positivo.

“Questo, a mio avviso, sta a significare che i fattori esterni, come la debolezza del commercio internazionale, hanno sicuramente avuto un impatto, ma la recessione è causata essenzialmente da fattori interni”, commenta Nicola Nobile, economista di Oxford Economics.

Nell’ultima parte dell’anno, il duro confronto tra il governo e Bruxelles sulla manovra di bilancio ha determinato una forte volatilità sui mercati finanziari. La diatriba si è conclusa solo a ridosso di Natale con il contenimento del target deficit/Pil al 2,04% dal 2,4% delle indicazioni iniziali. Ma le tensioni hanno provocato una netta risalita dei rendimenti e dei premi di rischio sui titoli di Stato italiani, poi solo parzialmente rientrata.

“L’aumento dello spread ha pesato su consumi e soprattutto sugli investimenti. Di questi ultimi mi aspetto un nuovo calo, per il secondo trimestre consecutivo”, prosegue Nobile.

Ragioni recessione: non c’entrano solo fattori esterni

Considerazioni che trovano d’accordo Francesco Daveri, Professor of Macroeconomic Practice alla School of Management dell’Università Bocconi, dove insegna Macroeconomics e Global Scenarios. In un articolo su La Voce.info scrive:

“La recessione italiana non è tutta colpa degli altri paesi o governi italiani, ma sembra essere trainata da un forte peggioramento delle aspettative delle imprese e da un parallelo calo degli investimenti (oltre degli acquisti di beni durevoli delle famiglie)”

“È possibile che una parte di questo brusco rallentamento sia il risultato dell’esaurimento degli acquisti di rimpiazzo di alcuni beni durevoli come le automobili. Ma è improbabile che tale esaurimento e il correlato ridimensionamento della crescita dei beni durevoli sia avvenuto in modo così drastico in un solo trimestre”.

A cavallo tra il terzo e il quarto trimestre, invece, c’è stata una rilevante novità, cioè la presentazione di un disegno di legge di bilancio che, almeno fino a Natale, è stato accolto con scetticismo dall’Europa e dai mercati. Durante questo periodo di tempo lo spread di rendimento tra Btp e Bund è salito a un massimo di 350 punti base e il Ftse-Mib (l’indice della Borsa italiana) è sceso dal valore “estivo” di 22 mila a un deludente 18 mila a fine anno (-18,2 per cento)”. E ora?

Problemi seri all’orizzonte, forse manovra bis

Secondo James Athey di Aberdeen Standard Investments,  “l’Italia dovrà affrontare problemi seri“. Le previsioni su cui si basa la legge di bilancio sono state contraddette”. Il rischio è di dover varare una manovra correttiva dal 4-7 miliardi di euro.

A parere dei principali analisti privati e istituzionali, non sembrano esserci le premesse perché l’Italia possa replicare quest’anno una crescita media del Pil di 1% registrata nel 2018. Tuttavia è l’obiettivo inserito dal governo nella legge di bilancio, che oggi il leader M5S e vicepremier Luigi Di Maio ha confermato.

Ma con una variazione acquisita del Pil di -0,2% nel 2019, anche le previsioni di Bankitalia e Fondo monetario internazionale, che proiettano un’espansione di 0,6%, rischiano di peccare di ottimismo.

“Il 2018 è il primo anno dal 2012 che lascia un’eredità negativa ai 12 mesi successivi. Ciò significa che occorrerebbe una accelerazione molto forte nel corso dell’anno per raggiungere la nostra più recente stima, rivista al ribasso a 0,6%”. Lo dice in una nota Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo.

“L’Italia si mantiene su una fase di leggero declino e anche nell’ipotesi di una ripresa in corso d’anno nel 2019 si arriverà a zero o a +0,1%”, commenta Fedele De Novellis, economista di Ref.

Secondo Fabio Fois, economista di Barclays, la congiuntura resterà ferma nel primo trimestre. Per poi ritornare a una debole crescita nei trimestri successivi. E per arrivare infine a “una media d’anno di 0,2%, rivista al ribasso rispetto alla stima precedente di 0,4% per effetto dell’eredita statistica negativa”.