È il 100esimo mese consecutivo in cui gli Stati Uniti hanno creato posti di lavoro. E il risultato di gennaio è superiore alle attese anche più rosee. Specie tenuto conto del fatto che molte attività federali sono rimaste chiuse per via dello shutdown più lungo della storia americana.
Il primo mese dell’anno ha visto 304 mila posti di lavoro creati, quasi il doppio del previsto (165 mila unità). Tuttavia quasi tutti i rialzi sembrano essersi realizzati alle spese del numero di dicembre. Il dato è stato rivisto al ribasso da una variazione positiva di 312 mila a +222 mila.
Se si calcola che in novembre il numero è stato di +176 mila, 20 mila in meno di quanto riportato in precedenza, allora il totale degli ultimi tre mesi non è quindi così positivo come le cifre di gennaio potrebbero fare pensare. I posti di lavoro creati a novembre e dicembre sono stati in totale 70 mila in meno di quanto si credeva.
Dev’essere per questo motivo, spiegano i trader, che il mercato non ha accolto troppo bene il report occupazionale governativo. Di primo acchito sembra entusiasmante, ma nasconde cifre anche deludenti. La media è stata di più 241mila posizioni create al mese nell’ultimo trimestre di tempo (novembre-gennaio).
Non è un numero da buttare, tuttavia, se si prende in considerazione lo shutdown parziale del governo. Secondo l’esecutivo Usa questo “non ha avuto un impatto evidente sulle stime di occupazione, ore lavorative, salari”.
Inflazione salariale aumenta speculazioni Fed colomba
Proprio dai salari – su base annuale perlomeno – à giunta la notizia migliore del report. L’incremento del 3,2% per due mesi consecutivi su base annuale è incoraggiante (la percentuale di dicembre è stata ritoccata al ribasso da 3,3%). Tuttavia, su base mensile, i salari sono cresciuti di appena lo 0,1%. Si tratta del tasso più basso da ottobre 2017. Nonché un valore nettamente inferiore alle attese che erano per un più 0,34%.
La notizia positiva in ottica investimenti e mercati azionari è che la tiepida inflazione terrà a bada i falchi del board della Fed. Offrendo una giustificazione in più alla banca centrale americana per mantenere un atteggiamento che improvvisamente è diventato da colomba.
La media settimanale di ore lavorative è rimasta invariata a 34,5. Il tasso di disoccupazione, invece, è salito di nuovo, attestandosi al 4% dopo il computo di 3,9% del mese precedente. Il livello è superiore a quello previsto da Wall Street che puntava sul medesimo risultato di dicembre.