Le multinazionali, le grandi banche d’affari, ma soprattutto le organizzazioni internazionali, come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale sono i nuovi colonialisti. A dirlo Ilaria Bifarini, conosciuta come la “bocconiana pentita” che nel suo libro “I coloni dell’austerity. Africa, neoliberismo e migrazioni di massa” affronta il tema delle migrazioni.
Il neocolonialismo è per certi versi addirittura peggiore del colonialismo, perché più subdolo e universalmente accettato, salvo critiche parziali e isolate. I nuovi colonialisti sono le multinazionali, le grandi banche d’affari, ma soprattutto le organizzazioni internazionali, come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, che con la scusa dell’alto indebitamento dei paesi in via di sviluppo hanno imposto programmi economici basati sulla piena liberalizzazione e sulla massima apertura al commercio estero a economia che avevano bisogno di protezione, aggravando il tutto con massicce dosi di austerity, tagli alla spesa e ai servizi pubblici in territori dove lo Stato sociale è già fatiscente. Tra le potenze ex colonialiste, la Francia ha mantenuto fortissima la propria ingerenza economica e politica, continuando addirittura a imporre indisturbata la propria moneta coloniale a 14 paesi africani, il franco Cfa».
L’economista poi punta il dito contro le politiche di austerity che finiscono per arricchire solo il mondo della finanza.
Uno studio del Fondo monetario internazionale (“Neoliberalism Oversold?”, 2016) riconosce come il neoliberismo sia stato sopravvalutato e come le stesse politiche di austerity portino un aumento del livello di disoccupazione e di disuguaglianza laddove vengono applicate. Ad arricchirsi da questo modello, basato sull’incremento della povertà e della disperazione, sono gli istituti di credito e di microcredito e, in generale il mondo della finanza.
Alla domande se il sovranismo con le sue politiche economiche ci salverà, Bifarini risponde:
Il sovranismo non deve limitarsi soltanto a un vago elogio del nazionalismo. Occorre aver chiaro qual è il modello economico e ideologico che ha portato all’attuale conformazione socio economica. Alcuni dei cosiddetti sovranisti ignorano cosa sia il modello neoliberista e come operi, e in certi casi ne sono essi stessi fautori. Solo un modello economico che rimetta al centro l’uomo, e non il mercato, potrà salvarci da questo stato di crisi permanente, che si ripercuote non solo a livello economico, ma sociale, culturale e persino antropologico. Per combattere un nemico bisogna però conoscerlo, per questo è necessario un risveglio delle coscienze a livello collettivo. C’è ancora molta strada da fare».