Dopo essere entrata in recessione tecnica e l’alert lanciato ieri dal Fondo monetario internazionale che ha parlato di un rischio contagio globale dall’Italia, ora il governo deve fare i conti con le nuove stime sul PIL elaborate dalla Commissione europea.
L’incertezza legata alle politiche economiche del governo e l’aumento dei costi di finanziamento hanno spinto Bruxelles a rivedere drasticamente al ribasso le previsioni di crescita per l’economia tricolore. Così nella prima metà dell’anno in corso la crescita del Pil sarà di appena lo 0,2%, la più bassa tra tutti i Paesi membri dell’Unione europea. Il divario di crescita rispetto alla media dell’Eurozona nel dettaglio passa da 0,9% nel 2018 all’1,1% nel 2019 per scendere a 0,8% nel 2020.
La stima dello 0,2% è ben al di sotto del target dell1% inserito dal governo giallo-verde nella manovra di bilancio, dopo l’accordo raggiunto con la Ue. Per quanto riguarda il 2020, la previsione di crescita passa a 0,8% da 1,3% indicato a novembre. La crescita debole, definita “anemica” nella prima metà dell’anno dice l’istituto guidato da Jean-Claude Juncker, sarà sostenuta dai consumi privati, grazie all’aumento del reddito disponibile dovuto al calo dei prezzi dei carburanti e al marginale supporto dell’introduzione del reddito di cittadinanza.
“La previsione di una debolezza dell’economia globale e l’impatto di una accresciuta incertezza della politica sul ‘sentiment’ e sulle condizioni di finanziamento del settore privato, potrebbe portare a una recessione più prolungata (…) La revisione, la più ampia in Ue, è dovuta a un rallentamento peggiore del previsto nel 2018, incertezza di policy globale e domestica e a una prospettiva degli investimenti molto meno favorevole”.