La produzione industriale ha registrato il calo tendenziale più accentuato da fine 2012. E l’indice anticipatore dell’Istat registra una marcata flessione. Significa che per l’economia italiana si profilano serie difficoltà di tenuta economica.
La nota mensile di gennaio sulla congiuntura italiana dell’Istat dipinge un quadro fosco per la terza economia dell’area euro. Nel primo mese dell’anno l’indicatore “spia” di quel che accadrà nel prossimo futuro ha “registrato una marcata flessione, prospettando serie difficoltà di tenuta dei livelli di attività“, dice la nota.
L’Istat ha diffuso anche i dati sulla produzione industriale, che mostrano un tracollo del -5,5%: a dicembre si registra una diminuzione dell’attività dello 0,8% rispetto a novembre. Si tratta della quarta contrazione consecutiva su base mensile.
Produzione industriale: crollo del 5,5% rispetto all’anno prima
Nei confronti dell’anno precedente, l’indice corretto per gli effetti di calendario risulta in contrazione del 5,5%. Si tratta del calo tendenziale più accentuata dal dicembre del 2012, ovvero da sei anni. In ribasso anche il dato grezzo (-2,5% su base annua).
Riguardo alla disoccupazione, il tasso nel 2018 si è fermato al 10,6%. Il valore è di 0,7 punti percentuali inferiore rispetto al 2017. L’Istat ha diffuso anche una stima preliminare, basata sui dati mensili, in anticipo rispetto al dato annuo. Quello verrà diffuso a metà marzo, insieme alle statistiche trimestrali.
Negli ultimi cinque anni, secondo i calcoli dell’Istat, “il tasso di disoccupazione ha mostrato una diminuzione di 1,5 punti percentuali”. La percentuale torna dunque ai livelli del 2012, pur restando ancora lontana dal minimo storico del 2007 (6,1%).
Durante l’anno appena trascorso la crescita media annua dell’occupazione “si è attestata allo 0,9%”. Nel dettaglio, l’incremento netto è stato di oltre 200 mila occupati“.
Il tasso di occupazione è così cresciuto dello 0,6% (al 58,5% dal 57,9% dell’anno precedente). Se si prende come punto di riferimento il 2013, “l’occupazione è aumentata complessivamente del 4,6%”. Il tasso di occupazione è dal canto suo cresciuto di 3 punti percentuali, portandosi ai livelli più elevati dal 2008.
Istat: tutti i settori registrano una flessione
Dalla nota Istat sulla produzione industriale emerge che tutti i principali comparti della sfera economica accusano variazioni tendenziali negative.
Le più rilevanti sono quelle dell’industria del legno, della carta e stampa (-13%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-11,1%) e della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-7,9%).
L’indice destagionalizzato mensile mostra un lieve aumento congiunturale solo nel comparto dei beni intermedi (+0,1%). Diminuiscono invece in misura marcata i beni di consumo (-2,9%) e l’energia (-1,5%).
Dopo il punto di massimo di dicembre 2017, “in tutti i trimestri del 2018 la produzione ha registrato, al netto della stagionalità, flessioni congiunturali, con un calo più marcato nell’ultimo trimestre”, che segna un ribasso dell’1,1% (il più accentuato dal terzo trimestre del 2014).
“Ciononostante, nel complesso dell’anno i livelli produttivi risultano in moderata crescita”. Ma “grazie all’effetto di trascinamento dovuto al positivo andamento dell’anno precedente”. Sul 2018 l’Istat rileva invece una “dinamica positiva per i beni strumentali e per quelli di consumo, mentre sono in flessione i beni intermedi e l’energia”.