Il governo di Panama non ha gradito la proposta della Commissione europea, che vedrebbe il Paese nella stessa “lista nera” di Iran e Libia per le carenze nella lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Panama “respinge con forza la proposta”, si legge in una nota ufficiale dell’esecutivo, “considerando che la pubblicazione della Commissione europea deve essere presentata al Parlamento europeo per l’approvazione, il governo di Panama continuerà i suoi sforzi per chiarire le preoccupazioni” dell’Ue .
Secondo il Paese, carenze in materia di riciclaggio sarebbero solo “percepite” dalla Commissione, in quanto ci sarebbe stato un “grande progresso in termini di rafforzamento e modernizzazione della piattaforma finanziaria e dei servizi internazionali, oggi regolati da una legislazione robusta”. Panama ha ricordato i riconoscimenti ricevuti, in merito, dal Gruppo di azione finanziaria dell’America latina (GAFILAT) e dal Global Forum of Transparency and Exchange of Information dell’Ocse.
Panama aveva già subito un duro colpo all’immagine dopo la pubblicazione dell’inchiesta sui Panama Papers, che aveva visto il Paese centroamericano al centro di un scandalo sull’evasione fiscale da parte di politici, celebrità e uomini d’affari. Per dare un segno di discontinuità su questo fronte il presidente panamense, Juan Carlos Varela, aveva promulgato una nuova legge che inasprisce le sanzioni per l’evasione fiscale, appena lo scorso 31 gennaio.
Per provare a chiarire con l’Unione Europea in materia di lotta al riciclaggio il governo panamense chiamerà il rappresentante di Panama all’Unione europea, l’ambasciatore Miguel Verzbolovskis, e stabilirà un periodo di 30 giorni per annunciare ulteriori iniziative.