Nonostante l’onere di un’economia in rallentamento rispetto alle previsioni e un bagaglio di 52 miliardi di clausole di salvaguardia fra 2020 e 2021, la Lega torna a battere nella direzione della flat tax. “L’Italia ha bisogno di uno shock fiscale, ha bisogno di abbassare drasticamente le tasse per far ripartire la crescita”, ha detto Armando Siri sottosegretario alle Infrastrutture e noto come ispiratore della flat tax leghista. L’obiettivo, secondo quanto dichiarato in un’intervista rilasciata a Today, è quello di implementare gradualmente la riduzione delle imposte sui redditi. L’ultima Legge di bilancio ha ridotto al 15% l’imposizione sui redditi delle partite iva sotto i 65mila euro annui.
I prossimi step dovrebbero essere, nel 2020, applicare una riduzione dell’aliquota Irpef nella fascia di reddito più bassa, dal 23 al 20% parallelamente a una riduzione delle imposte sui redditi delle società (Ires) dal 24 al 20%. Siri ha proseguito rilanciando la promessa elettorale sostanzialmente invariata: “l’obiettivo è arrivare all’aliquota unica al 15%” entro la fine della legislatura. Secondo quanto aveva affermato l’economista Carlo Cottarelli, la flat tax avrebbe un costo (in termini di mancato gettito) di 50 miliardi.
Secondo Siri il mancato gettito sarà riassorbito nel giro di quattro anni dall’effetto espansivo sulla crescita. Lasciare più denaro nei portafogli di imprese e famiglie, questa la teoria, consentirebbe di stimolare consumi e investimenti, di conseguenza anche il gettito fiscale.
Una possibile fonte di recupero dei costi sarebbe un aumento dell’Iva, anche se il governo ha sempre ribadito che saranno reperite le risorse per scongiurarne l’aumento: si tratta di 23 miliardi solo nella prossima Legge di bilancio. Come reperirne altri 50?
Secondo un retroscena pubblicato da Il Tempo, la Lega sarebbe già al lavoro su un strategia concreta per realizzare quanto annunciato da Siri. Per reperire le risorse per la prossima implementazione della “flat tax” si cercherebbero risorse dall’abolizione del bonus degli 80 euro e aumento dell’Iva dal 22 al 23%.