Mentre proseguono i colloqui tra Cina e Stati Uniti sul fronte commerciale, resta sempre alta la tensione tra i due paesi sul caso Huawei.
Ieri il fondatore del colosso delle tlc cinese, Ren Zhengfei, intervistato in esclusiva dalla BBC, ha lanciato nuove accuse contro gli Stati Uniti, affermando che l’arresto di sua figlia Meng Wanzhou, responsabile finanziario della compagnia, un arresto fatto “per motivi politici”. E poi ha aggiunto: “non c’è modo che gli Stati Uniti possano schiacciare” la compagnia.
Sempre sul caso Huawei, ieri il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, ha accusato gli Usa di lavorare al blocco della sua crescita industriale, “costruendo una scusa per sopprimere il legittimo sviluppo” delle società cinesi. Shuang ha poi ribadito che Washington sta ricorrendo a “mezzi politici” per interferire nelle attività economiche, “che è una ipocrita, immorale e iniqua prepotenza”.
Tutto questo mentre ieri il vicepresidente americano Mike Pence, parlando in Germania, ha sollecitato gli alleati europei a prendere in considerazione seria la “minaccia” dei network di Huawei sulla rete di tlc di ultima generazione, il 5G.
Pence ha poi spiegato che Huawei e altri produttori cinesi di reti affidano a Pechino “l’accesso a ogni dato finisca nei loro network o nelle loro apparecchiature”. “La Cina non ha mai chiesto o chiederà a compagnie e individui di raccogliere o fornire informazioni su Paesi stranieri per il governo cinese installando backdoor (‘porte’ per aggirare le difese di sistema, ndr) o altre azioni che violino le leggi locali”, ha osservato sul punto Geng.