L’Italia passa il test di Fitch e i mercati, che temevano una bocciatura, dovrebbero reagire positivamente. L’agenzia di rating americana non ha declassato il rating sulla qualità creditizia della terza economia d’Eurozona, citando “un’economia diversificata”, “indici di governance e sviluppo umano molto migliori degli altri paesi”. Detto questo, l’incertezza politica rimane ed è tuttora in gioco la possibilità di elezioni anticipate (nel secondo semestre).
Nel report l’Italia viene complimentata inoltre per l’indebitamento contenuto dei privati, per un sistema pensionistico sostenibile e per una scadenza media del debito pubblico relativamente favorevole (6,7 anni) e un rendimento medio all’emissione buono (1,4%). Si cita anche “una quota di debito in valuta estera bassa, un surplus delle partite correnti e una leverage esterna mitigata dall’appartenenza all’Eurozona”.
Il rating resta dunque di BBB due notch sopra la categoria degli investimenti sconsigliati. L’ultimo declassamento risale ad aprile 2017. L’outlook è negativo dal 31 agosto dell’anno scorso. I giudizi di S&P (BBB, con outlook negativo) e di DBRS rimangono anch’essi due gradini sopra junk.
L’agenzia “sorella” di Fitch, Moody’s, ha invece di recente (nell’ottobre del 2018) declassato il rating italiano a Baa3 con outlook stabile, citando i dubbi sulla stabilità dei conti pubblici. È stato il primo downgrade importante per il governo giallo verde. Gli analisti rassicurano sul fatto che non si dovrebbe scendere fino al livello spazzatura. In Italia, solo il comune di Napoli ha rating “speculative” assegnato da Fitch.
Fitch, deterioramento economia aveva fatto pensare a downgrade
Il deterioramento dell’economia (con recessione tecnica) aveva aumentato le possibilità di un downgrade nelle ultime settimane, secondo gli esperti. Quelli di SEB Bank hanno sottolineato che un downgrade – cui davano il 55% di chance di avverarsi – avrebbe avuto un impatto minimamente negativo sui mercati. La reazione a breve termine di un declassamento sarebbe stato contenuto visto l’attuale appetito per il rischio dei trader che agiscono sul breve. E anche alla luce del fatto che i rating di Standard & Poor’s e DBRS restano a due gradini da junk.
“Ci potrebbe essere la volontà sufficiente per non declassare l’Italia stavolta, visto l’accordo sul deficit raggiunto con l’UE l’anno scorso”, osservava a Reuters Ross Hutchison, rates portfolio manager presso Aberdeen Standard Investments. Lo scenario di base del manager era corretto: che l’agenzia mantenesse il rating invariato con un outlook negativo.
Il giudizio resta due gradini sopra la linea che separa un bond investment grade dal territorio di pericolo “non-investment“.
Oggi lo Spread tra Italia e Germania si è ampliato avvicinandosi ai 280 punti base (a quota 276), sul mercato secondario obbligazionario per la tensione in vista della sentenza di Fitch. I rendimenti dei Btp italiani sono saliti tra i 6 e gli 8 punti base, mentre la controparte tedesca è scesa sotto lo 0,1%. Per il tasso del Bund di riferimento è il calo più accentuato delle ultime due settimane.
Su Pil e deficit Fitch pessimista, ma esclude manovra bis
La crescita del Pil si è fermata per via dell’incertezza politica interna e per la domanda esterna più debole, che ha compromesso gli investimenti. Allo stesso tempo l’incremento dei consumi privati ha perso slancio. Fitch prevede un’espansione del Pil dello 0,3% quest’anno, in calo dallo 0,8% del 2018. In agosto le stime erano per una variazione del +1,2% in entrambi gli anni. Nel 2020, quando l’attività sarà stimolata dai consumi dei privati, sostenuti dalle misure fiscali, la previsione è per un tasso di crescita dello 0,6% (0,3% meno della previsione antecedente).
La media a cinque anni si attesterà quindi allo 0,9%, rispetto alla mediana dei paesi ‘BBB’ del 3,2%. Il livello del Pil reale dell’Italia è ancora del 3,5% inferiore a quello del 2007. “Continuiamo a valutare il trend di crescita dell’Italia a circa lo 0,5%”, dice l’agenzia nel report del 22 febbraio.
Il deficit del governo aumento dall’1,9% del Pil nel 2018 al 2,3% di quest’anno e al 2,7% l’anno prossimo, lo 0,1% più della revisione precedente. “La performance deludente rispetto all’obiettivo di bilancio del 2,04% del Pil nel 2019 è dovuta principalmente a una crescita più fiacca del Pil” rispetto al più 1% indicato nella legge di bilancio.
“Non prevediamo – conclude Fitch – nuove misure correttive in risposta a una tale discrepanza”, dovuta alla fase di ciclo.