Prende ancora tempo Theresa May, sempre di più in modalità Quinto Fabio Massimo, detto “Il Temporeggiatore”. Il Regno Unito lascerà senza un accordo l’Unione Europea il 29 marzo soltanto con l’approvazione esplicita del Parlamento. Perché uno scenario di ‘no deal’ sia approvato, dovrà essere espressamente votato dai parlamentari.
È quanto deciso dal governo britannico oggi. Il primo ministro Theresa May ha promesso ai parlamentari che se non dovessero approvare un nuovo accordo negoziato entro il 12 marzo, ci sarà un ulteriore voto su un’uscita senza accordo. A questo punto è molto probabile che la Brexit slitterà. E questo piace alla sterlina, che sul Forex scambia sui massimi di quattro mesi rispetto all’euro a quota 1,158.
Mattinata in rally per la sterlina, che tornata su valori che non vedeva da quattro settimane sulle speculazioni che possa sere rinviata la data della Brexit, in calendario il 29 marzo. Intorno alle 18 italiane, la valuta britannica sale a 1.164 contro l’euro, sui massimi da 21 mesi. Rispetto al dollaro la divisa ha raggiunto il livello più alto in cinque mesi a $1,324.
Su tempi slittamento Brexit, May sfida l’Ue
La premier doveva scegliere tra schierarsi con i filo europei del suo governo o con il gruppo dei Brexiteer più convinti (European Research Group). ERG è anche la fazione interna al suo partito favorevole a una Brexit dura e ‘disordinata’ piuttosto che a un accordo troppo soft o addirittura a un secondo referendum, come chiede ora il partito dei Labouristi.
A inizio settimana si pensava che il voto di domani avrebbe sancito il momento in cui May avrebbe fatto questa scelta. Invece anche questa volta la leader dei conservatori è riuscita a rimanere in una posizione neutrale. Questo le ha permesso di evitare lo scenario più “disastroso” di ‘no deal’ e scongiurare al contempo una crisi di governo.
La primo ministro britannica vorrebbe prolungare l’articolo 50 di qualche mese, possibilmente tre, dopo le elezioni europee di fine maggio. Ma l’UE non ha alcun interesse nella proposta se serve solo a temporeggiare. Sembra che in generale Bruxelles preferirebbe un’estensione fino al 2021. Magari quando a governare ci sarà qualcun altro.
I leader Ue hanno fatto capire che sono disposti ad accettare di rimandare l’attivazione dell’articolo 50 di qualche mese solo se questo vuol dire dare ai parlamentari britannici il tempo di approvare un testo di legge per facilitare la Brexit. Altrimenti sono per una lunga estensione che consenta al Regno Unito di ripensarci.