Il dato sul consumer confidence Usa di marzo ha evidenziato alcuni aspetti piuttosto contrastanti che nel complesso contribuiscono ancora a far permanere le perplessità in merito alla possibilità di un buon dato sui nuovi occupati in pubblicazione il prossimo venerdì.
Nel complesso si è registrato un lieve calo della fiducia (da 88,5 a 88,3) ma occorre anche evidenziare che il dato di febbraio è stato rivisto al rialzo (da 87,3 a 88,5). Le componenti occupazionali sono risultate quelle più enigmatiche: l’hard to get job index è risultato in peggioramento (da 28,9% a 30%) ma allo stesso tempo il dato di febbraio è stato rivisto sensibilmente in senso migliorativo (da 32,1 a 28,9).
Nell’ambito delle sottocomponenti relative all’outlook a 6 mesi, è scesa la percentuale di chi si attende un minor numero di posti di lavoro (da 18,8 a 17,3) ma allo stesso tempo è aumentata la percentuale di coloro che si attendono una livello occupazionale invariato (da 64,8 a 67%).
Il dato pubblicato oggi potrebbe pertanto precludere ad una revisione al rialzo del numero di occupati creati a febbraio (pari a 21.000 secondo la prima lettura) a fronte invece di un dato di marzo in lieve miglioramento. In ogni caso non si dovrebbe assistere ad un dato nettamente sopra le 150.000 unità. Al momento, una tale ipotesi potrebbe ancora sorprendere positivamente gli operatori.
Registriamo infine ancora un atteggiamento decisamente favorevole al rialzo dei tassi da parte di Guynn (esponente non votante della Fed) secondo cui la permanenza dei tassi su livelli molto contenuti per periodi eccessivamente lunghi, potrebbe comportare effetti distorsivi.
* Antonio Cesarano e’ il Responsabile Desk Market Research di MPS Finance.