È stata aggiornata a Bruxelles la black list dei paradisi fiscali da parte dei ministri delle Finanze dell’Ue; ora la lista conta un totale di 15 Paesi che, in termine più tecnico, vengono definiti “giurisdizioni fiscali non cooperative”.
La medesima lista nera è stata sviluppata sulla base di un processo di analisi e di dialogo con i Paesi coinvolti. A guidare la procedura è stata la Commissione europea che ora ha ampliato il range arrivando addirittura a quindici Paesi, rispetto ai precedenti cinque.
In partenza vi erano Guam, le Isole Vergini degli Stati Uniti, Samoa, Samoa Americane e Trinidad e Tobago. A queste, si sono aggiunte Barbados, Emirati Arabi Uniti, Aruba, Isole Marshall, Oman, Vanuatu, Bermuda, Belize, Isole Figi e Dominica.
Dieci paesi passano nella lista nera dei paradisi fiscali
Questi 10 Paesi, in precedenza, erano in quella che viene chiamata “lista grigia” e, non avendo rispettato gli impegni presi nei confronti dell’Ue nelle scadenze concordate, sono passati nella lista nera.
Al contempo, nella lista grigia, durante il 2019 continueranno ad essere invece monitorati addirittura altre 34 nazioni.
A tal riguardo si espresso il presidente di turno dell’Ecofin oltre che ministro delle finanze della Romania, Eugen Teodorovici:
“Oggi abbiamo completato la nostra prima revisione completa dell’elenco Ue delle giurisdizioni non cooperative. Da quando è stato adottato per la prima volta alla fine del 2017, l’elenco ha dimostrato la sua validità nel portare avanti in modo cooperativo l’agenda dell’Ue di migliorare le pratiche fiscali globali, combattere l’elusione fiscale e migliorare il buon governo e la trasparenza: più di 30 giurisdizioni hanno già consegnato gli impegni a passare le riforme fiscali”.
A rafforzare le parole di Teodorovici è inoltre arrivata la dichiarazione da parte del commissario per gli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici:
“La lista Ue dei paradisi fiscali è un vero successo europeo: ha avuto un effetto clamoroso sulla trasparenza fiscale e sull’equità in tutto il mondo; grazie a questo processo, decine di i Paesi hanno abolito i regimi fiscali dannosi e si sono allineati con le norme internazionali sulla trasparenza e la tassazione equa. Al contrario, i Paesi che non hanno rispettato gli impegni, sono stati inseriti nella lista nera e dovranno affrontare le conseguenze che ciò comporta”.
Ad opporsi, invece, alle scelte effettuate dalla Commissione europea, sono stati la Lettonia ed il ministro italiano dell’economia, Giovanni Tria.
Tria: “Emirati con nuova legislazione sono adempienti”
Più nel dettaglio, come riporta “Italia Oggi”, la loro opposizione si riferisce all’inserimento nella black list europea degli Emirati Arabi Uniti.
Il ministro Tria, precisamente, alla riunione dell’Ecofin avrebbe dichiarato:
“Non si tratta di un veto, ma di avere espresso un’opinione sul fatto che gli Emirati Arabi Uniti hanno presentato già alla Commissione la nuova legislazione che devono approvare, che è pienamente adempiente rispetto a quello che viene richiesto; è un problema soltanto di tempi: la nostra proposta era che si aspettasse, che si concedessero questi tempi ulteriori, come si è fatto per altri Paesi.
“Ma in ogni caso – sottolinea Tria – tutto sarà risolto appena questa legislazione verrà approvata e quindi gli Emirati se oggi entrano nella lista usciranno subito dopo. La nostra opinione rimane, ma ovviamente terremo conto anche dell’opinione degli altri in cerca di una soluzione positiva”.
Solo punti di vista differenti ma senza troppi screzi, insomma, sta volta tra Italia ed Europa; il tutto, tra l’altro, dovrebbe risolversi nel giro di poco tempo, ovvero non appena gli Emirati Arabi Uniti avranno provveduto a porre in essere la nuova normativa, con buona pace di tutti.