Diventa sempre più concreta la fusione tra i due colossi tedeschi Deutsche Bank e Commerzbank. Tante le indiscrezioni di stampa, da quelle del Welt am Sonntag a quelle di Reuters, secondo cui i colloqui starebbero andando avanti da un po’ di tempo e starebbero diventando seri.
Deutsche Bank, prima banca tedesca, è in crisi da anni e solo nel 2017 ha registrato una perdita da mezzo miliardo. Per salvare l’istituto di Francoforte la soluzione messa in campo dal governo di Angela Merkel è la fusione con una banca più in salute, Commerzbank per l’appunto.
Un funzionario vicino al governo tedesco ha affermato che il ministro delle finanze Olaf Scholz e l’Spd, il partito socialdemocratico, stanno lavorando attivamente all’ operazione, ma anche i conservatori guidati da Merkel avrebbero accettato l’idea della fusione. Il nodo principale pare che riguardi il processo di implementazione.
L’ostacolo principale sembra riguardare l’opposizione del board di Deutsche Bank all’operazione clamorosa. Il motivo della contrarietà del CdA è legato ai timori che la fusioni provochi una perdita di 30mila posti di lavoro in seno alla prima banca di Germania.
La fusione ha grosse implicazioni in Europa
Ma la fusione è un progetto che ha implicazioni non solo tedesche ma anche europee, visto che porterebbe alla nascita del secondo polo finanziario dell’Eurozona dietro Bnp Paribas. Si tratterebbe di un colosso con circa 2.000 miliardi di euro di asset, 845 miliardi di euro di depositi, oltre 2.500 filiali e 141.000 addetti. Di contro si parla di 30mila posti di lavoro che andranno persi in Deutsche Bank.
Come ci sarà la fusione ancora non è dato saperlo ma quello che balza subito agli occhi è che a pagare il conto non saranno i risparmiatori tedeschi, visto che Berlino non userà le regole del bail-in come successo peraltro con la NordLb.
Ancora una volta la Germania che ha tanto spinto per attuare le norme sul salvataggio delle banche in Ue, le aggirerà e come scrive Milano Finanza la Commissione Ue, dopo aver fatto le pulci all’Italia, dovrà dare l’ok alla maxi-fusione con denaro pubblico dopo lo stop al sostegno a piccole banche da parte del Fitd finanziato con soldi privati.