Le recenti dichiarazioni del ministro dell’Economia Giovanni Tria sul cosiddetto bail-in, vale a dire sul sistema di risoluzione di un’eventuale crisi bancaria in vigore dal 2016, che prevede il coinvolgimento diretto di azionisti, obbligazionisti, correntisti della banca stessa, hanno riacceso il dibattito sull’effettiva portata di queste novità.
Un dibattito in realtà mai sopito, da quando la normativa è stata approvata nel 2016. Già allora numerosi osservatori avevano sollevato la questione dell’incostituzionalità della norma.
In prima fila Lorenzo Cuocolo, professore associato di diritto pubblico comparato presso l’Università commerciale “Luigi Bocconi”. In un articolo pubblicato sulla La Voce, Cuocolo aveva messo in evidenza alcuni profili di incostituzionalità.
“La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio”
“La Costituzione italiana precisa che la Repubblica “incoraggia e tutela il risparmio”. Tale previsione è funzionale alla realizzazione di altri obiettivi costituzionali, quali, ad esempio, l’accesso alla proprietà privata. La normativa sul bail-in, invece, prevede che i risparmiatori possano essere chiamati a rispondere con i propri risparmi per le situazioni di dissesto della banca.
“Con l’evidente frustrazione dell’incoraggiamento al risparmio, che deve essere interpretato proprio come investimento del surplus monetario, funzionale allo sviluppo del ciclo economico, e non come mero accumulo di ricchezza” scriveva Cuocolo.
E ancora.
“La Costituzione è chiara nell’affermare che la proprietà privata può essere espropriata solo per ragioni di interesse generale e a fronte di un indennizzo. Come si concilia questa previsione con la possibilità di un sostanziale esproprio dei depositi dei correntisti (sopra i 100mila euro), senza alcuna forma di indennizzo?”.
I punti critici sollevati da Bankitalia e Abi
Nei giorni scorsi, pareri critici sulla norma sul bail in sono arrivati anche da Bankitalia e Abi. Il vice direttore generale di Bankitalia, Fabio Panetta, ha lanciato un allarme sul fatto chela norma rischia di minare la fiducia nelle banche e generare instabilità.
Posizione che ha trovato d’accordo Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, che già tre anni fa aveva messo in dubbio la sua costituzionalità, e che ora è tornato all’attacco, affermando che la norma andrebbe cancellata anche alla luce del fatto che non viene mai applicata.
“Il bail in in Italia non è mai stato applicato, è solo una specie di spaventevole ipotesi giuridica. Ne sono stati applicati solo alcuni pezzi, alcune volte, per le prime crisi dopo l’entrata in vigore dell’Unione bancaria. Una norma in desuetudine è bene cancellarla”, ha detto Patuelli.
Su Wall Street Italia abbiamo spiegato quali sono i motivi che spingono governo e banchieri a premere tanto per l’abolizione della norma.