La situazione del centrosinistra in termini di consensi elettorali appare per certi versi paradossale. Le forze di opposizione rimangono stabilmente in vantaggio (naturalmente considerando l’insieme dei partiti, comprese Rifondazione e la Lista Di Pietro-Occhetto) nelle stime delle intenzioni di voto per le prossime Europee.
Ma questa prevalenza sembra per ora essere determinata più dalle debolezze e difficoltà del centrodestra – specialmente di Forza Italia – nel mantenere la fiducia dell’elettorato che lo votò nel 2001 (e che ora in larga misura medita di astenersi) piuttosto che in una autonoma capacità di attrazione di voti. Ma almeno – e non è poco nel clima attuale di sfiducia da parte dell’elettorato – c’è l’efficacia nel mantenere quelli già conquistati a suo tempo.
Le percentuali di elettori che riconfermano il voto già dato nel 2001 sono infatti più elevate tra i partiti di opposizione rispetto a quelli di governo. Superano il 70% nel caso dei Ds e della Margherita e, nel caso di Rifondazione comunista, si avvicinano a questo valore, pur collocandosi ad un livello inferiore poiché molti elettori del partito di Bertinotti meditano di votare la lista unica dell’Ulivo.
Nel centrodestra la situazione è più critica. In particolare, la maggioranza assoluta dell’elettorato di Forza Italia del 2001 (ma anche grossomodo metà dei votanti per An) sostiene di essere indecisa o di volersi astenere. Data questa posizione, costoro non vengono considerati nelle stime sulle intenzioni di voto. E’ dunque principalmente questa indecisione dell’elettorato di centrodestra – e il più elevato tasso di conferma del voto precedente da parte di quello di centrosinistra – che porta al vantaggio di quest’ultimo.
Si tratta tuttavia di una prevalenza un po’ troppo dipendente dalla (per ora mancata) capacità di reazione e di mobilitazione delle forze di centrodestra. Per questo, i partiti di opposizione stanno cercando di ottenere nuovi consensi nell’elettorato, specie in quello che, pur non avendole già scelte, ha espresso la disponibilità a prenderle in considerazione. Dal punto di vista meramente quantitativo, appaiono relativamente più ampi i mercati potenziali delle forze esterne alla lista unitaria dell’Ulivo.
Nel caso di Verdi e Di Pietro-Occhetto, ciò è probabilmente legato all’immagine di «diversità» dai partiti tradizionali. Occorre ricordare tuttavia che, in passato, i consensi potenziali espressi sulla base di questo connotato, ad esempio nel caso del Verdi, hanno mostrato più difficoltà a tradursi poi in voti «veri».
In Rifondazione, la gran parte del mercato potenziale è «in concorrenza» con la lista dell’Ulivo: si tratta quindi di una contesa interna al centrosinistra, il cui esito non accresce comunque la forza complessiva dell’opposizione. Nel caso dell’Ulivo, invece, il mercato potenziale tocca aree di elettorato esterne, collocate al centro dello schieramento politico.
Secondo gli ultimi sondaggi, la lista dell’Ulivo si colloca attorno al 34-36%, vale a dire grossomodo quanto – anzi, secondo alcune stime un po’ meno – negli stessi sondaggi raccolgono i singoli partiti che compongono l’alleanza. La forza di attrazione costituita dal mero fatto di essere uniti – una delle richieste più pressanti avanzate nei mesi scorsi dall’elettorato di centrosinistra – non si è dunque per ora manifestata, forse a causa della comunicazione, sin qui un po’ debole, incerta e contraddittoria, a riguardo.
Uno degli ambiti di espansione possibili è costituito dai giovani, che sono sottorappresentati sia nella lista dell’Ulivo che nelle altre componenti del centrosinistra. Per ora, la maggioranza dei giovani rimane lontana da tutti i partiti e dalla politica nel suo insieme. Ma esprime un interesse, seppure potenziale, relativamente più accentuato per la lista unitaria dell’Ulivo.
Ma, come si è detto, il settore di estensione potenzialmente più promettente è costituito dagli elettori che si definiscono di centro. L’elettorato già acquisito dalla Lista «Uniti nell’Ulivo» è infatti costituto per quasi l’80% da persone che si collocano nella sinistra o nel centrosinistra. Ma quasi il 40% di quello potenziale si colloca nel centro tout-court.
E’ questo segmento il più importante «terreno di caccia» per l’Ulivo (ma anche per altre forze politiche). Si tratta di una «caccia» facilitata dal fatto che gran parte degli elettori di centro non ha sin qui scelto altri partiti e non va dunque «strappata» a questi ultimi, ma si dichiara indecisa o, spesso, propensa all’astensione.
Tra chi ha già deciso, gran parte afferma di scegliere l’Ulivo. Ma ancora più importante e significativo, almeno dal punto di vista quantitativo, è il fatto che nell’ambito del voto potenziale la lista unitaria esercita sull’elettorato di centro (in particolare nella componente dei cattolici praticanti che già costituiscono una parte numerosa dei votanti per l’Ulivo) una capacità di attrazione teorica eguale a quella delle forze di centrodestra. La competizione è quindi aperta. Chi riuscirà a mobilitare maggiormente il segmento cruciale costituito dall’elettorato che si situa nel centro, vincerà le elezioni.
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