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Carige, fondi Usa e banche italiane: chi è in corsa

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Entro un mese esatto le proposte “di mercato” per l’integrazione con Carige saranno uscite allo scoperto; l’ultima data disponibile circolata da fonti a contatto con il dossier oscilla fra il 15 e il 20 aprile. I soggetti interessati al matrimonio con l’istituto genovese, in amministrazione straordinaria da inizio gennaio, avrebbero già iniziato a discutere il dossier con la Bce, ha confermato l’agenzia Mf-DowJones.

Le offerte potrebbero arrivare da grandi nomi istituzionali come il fondo Apollo, BlackRock o Varde. Sull’altro versante, rimangono in piedi le ipotesi di un’integrazione con un altro soggetto bancario, fra cui Bper, i cui sportelli sono assenti alla Liguria e che con Carige potrebbe estendere il suo raggio d’azione. Altri istituti che ancora non hanno pubblicamente smentito l’ipotesi di integrazione con Carige sono Creval e Unicredit. Indiscrezioni dello scorso gennaio avevano affermato che la banca guidata da Mustier sarebbe stata interessata al “il tesoretto di 2 miliardi tra crediti fiscali, add on e modelli interni”. Per Unicredit la proposta di acquisto potrebbe arrivare a determinate condizioni, non a quelle di mercato.

La famiglia Malacalza, azionista di riferimento dell’istituto con il 27,7% del capitale, resta fondamentale nel giudizio delle strategie per il rilancio dell’istituto: è sulla base di queste prospettive che, da quanto è trapelato, Malacalza voterebbe a favore della ricapitalizzazione di Carige. A dicembre era stato proprio la contrarietà all’aumento di capitale della famiglia Malacalza ad aprire la strada all’amministrazione straordinaria decisa dalla Bce e a un successivo piano governativo per scongiurare un eventuale bail-in.

L’accordo preventivo sull’aumento di capitale, insomma, sarà fondamentale perché possa andare in porto il matrimonio con uno dei pretendenti di Carige.