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Investimenti: c’è ancora valore nelle azioni di Piazza Affari

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di Marco Vergari

Il valore a Piazza Affari può trovare nelle azioni che staccano le cedole più generose o in quelle che registrano performance positive nel lungo termine

Nonostante le difficoltà che stanno caratterizzando l’economia italiana, gli investitori sono sempre alla ricerca di società di valore che potrebbero continuare a offrire interessanti opportunità di investimento nei prossimi mesi.
Visti anche gli alti e bassi dei mercati, per ottenere rendimenti allettanti è necessario effettuare un’adeguata strategia di stock picking. A differenza di molti listini che lo scorso anno hanno fatto registrare nuovi massimi storici, dalla crisi del 2008 l’indice di riferimento di Piazza Affari, il Ftse Mib si trova inserito in un ampio canale laterale, tra un livello minimo di 12.300 e uno massimo di 24.500 punti, un valore ancora lontano dai massimi toccati a 44.000 punti nel maggio del 2007. Non c’è stata la reazione che ha caratterizzato altre borse, come Wall Street.

Dall’inizio del decennio fino a fine 2018 l’indice S&P500 è salito del 130% mentre il Ftse Mib ha registrato una performance negativa del 21%. Un periodo di congestione così protratto nel tempo implica la necessità di scegliere oculatamente i titoli su cui orientare parte dei propri investimenti.
A fronte di questo contesto, emerge da un lato il potenziale di rivalutazione delle aziende italiane ancora inespresso nelle quotazioni di borsa, dall’altro l’importanza dello stock picking, che in questi anni ha premiato a Piazza Affari temi molto specifici come storie di ristrutturazione, titoli difensivi e azioni di società in settori caratterizzati da forte crescita.

Guardare ai dividendi

Un primo criterio di selezione per identificare le società più virtuose di Piazza Affari è rappresentato dall’indentificare quelle che promettono una cedola più sostanziosa.
Secondo Hans-Jörg Naumer di Allianz GI

«le azioni ad alto dividendo hanno storicamente evidenziato una volatilità inferiore rispetto alle azioni di società con dividendi meno elevati. Inoltre le cedole rappresentano circa il 41% del rendimento totale delle azioni europee sin dal 1973, consentendo di compensare parzialmente o completamente le perdite registrate dai titoli sui mercati azionari».

La generosità di Piazza Affari

Nell’indice Ftse Mib ci sono società molto generose in termini di remunerazione degli azionisti. Ne abbiamo selezionati 10 che distribuiscono un dividendo lordo annuo superiore al 5%, un valore dato dal rapporto tra l’ammontare del dividendo e il prezzo corrente di Borsa, il cosidetto dividend yield. L’analisi comprende i valori delle cedole già comunicati dalla società o quelli stimati dal consensus degli analisti elaborato da Bloomberg.

In testa alla lista si trova un’azione del settore bancario, a testimonianza da un lato della capacità del comparto di produrre utili e dall’altro della sua temporanea sottovalutazione dovuta dall’alto livello dello spread sui titoli di Stato e dallo stock di non performing loan (npl) ancora presenti nei bilanci delle banche.
Questi due fattori hanno spinto il dividend yield di Intesa Sanpaolo, una delle banche più solide a livello europeo, vicino alla soglia del 10%, grazie a una cedola di 0,197 euro che verrà staccata il prossimo 20 maggio. L’istituto guidato da Carlo Messina ha registrato un utile netto di 4 miliardi di euro nel 2018 e prevede, con le parole dell’amministratore delegato «un’ulteriore crescita del risultato netto 2019 su base annua, grazie a ulteriori azioni per far salire i ricavi, ridurre i costi operativi e diminuire il costo del rischio».
La seconda posizione nella classifica del rendimento da dividendi è occupata Azimut che ha in previsione di staccare una cedola di 1,08 euro, seguita da UnipolSai che ai prezzi correnti vanta un rendimento del 6,6% grazie a una cedola di 0,16 euro.
Tra i titoli presenti nella classifica si segnala anche Banca Generali, che ha fissato un livello minimo di dividendo a 1,25 euro per azione nel piano industriale al 2021, con un payout ratio (l’ammontare di utili che viene distribuito agli azionisti) tra il 70 e l’80 per cento.

Chi corre sempre

Un altro criterio utilizzato per selezionare delle azioni su cui puntare nei prossimi mesi è rappresentato dall’analisi dell’andamento registrato dal titolo in borsa negli anni passati. Chi mette a segno delle performance medie annue elevate in un arco di tempo prolungato è probabile che continui a registrare un simile andamento anche in futuro. La capacità mostrata da queste aziende di crescere costantemente sia in termini di business che di utili e con un contemporaneo contenimento del debito, viene premiata nel tempo dagli investitori indipendentemente dalle crisi esogene, dalla gestione dell’ingente debito pubblico italiano e dalle tensioni politiche, come dimostrano i rendimenti annui registrati dalle loro azioni.

La galassia Agnelli

In testa alla classifica tra i titoli presenti nel paniere dell’indice Ftse Mib, considerando gli ultimi cinque anni, si posiziona il titolo Juventus. La performance annua media è stata ragguardevole, pari al 49%. Il risultato va preso però con cautela visto che l’azione appartiene a un settore, quello dei club calcistici, caratterizzato da una volatilità molto elevata e molto legato ai risultati sportivi.
In ogni caso la Juventus rappresenta una valida storia di ristrutturazione. È da notare tuttavia che il titolo, dopo aver toccato un minimo a 0,15 euro nel 2012, è ancora lontano dai massimi assoluti in area 3 euro registrati nel 2002.
Della galassia della famiglia Agnelli c’è anche la holding di famiglia, la Exor che si trova al 10° posto nella classifica delle performance performance.

Farmaceutici difensivi

Osservando la classifica dei titoli che negli ultimi cinque anno hanno fatto meglio a Piazza Affari spicca la performance di quelli del settore farmaceutico-medicale, un comparto difensivo apprezzato dagli investitori in un mercato, come quello italiano, che sconta un rischio superiore legato alle già citate tematiche locali. Ben tre titoli del settore farmaceutico rientrano nella classifica: Diasorin, Recordati e Amplifon.
Quest’ultima in particolare ha registrato una performance media annua del 36%, sovraperformando da oltre 5 anni sia l’indice italiano che quello settoriale europeo, l’Eurostoxx healthcare. Amplifon vanta una costante crescita di fatturato e profitti: le vendite sono salite da 846 milioni di euro nel 2012 a 1,3 miliardi nel 2017, con un incremento complessivo del 49,5%. Nello stesso arco di tempo l’utile netto della società è più che raddoppiato passando da 43 a 100 milioni di euro.
Anche per Recordati i fondamentali parlano da soli: dal 2006 la società farmaceutica ha moltiplicato di oltre due volte e mezzo il fatturato da 500 milioni a 1,35 miliardi, mentre gli utili netti hanno superato i 300 milioni di euro, arrivando a toccare il 23% del fatturato. Nel 2006 valevano solo il 12% dei ricavi. Grazie a questi numeri Recordati ha ottenuto un rendimento medio annuo del 30%.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di marzo del magazine Wall Street Italia.