L’ex consigliere di Obama a WSI: “Italia preservi i talenti, un giovane non si valuta dal cognome”
“La storia dei migranti è anche storia d’innovazione. Il 40% delle cinquecento aziende più grandi negli Stati Uniti è nata da immigrati o da figli di immigrati”. A parlare è Alec Ross, 48 anni, ex consigliere di Barack Obama e di Hillary Clinton per l’innovazione e autore del recente The industries of the future, intervistato da Wall Street Italia durante il XX Forum di Cernobbio.
Nelle pagine del suo libro il consigliere dell’amministrazione Obama per l’Innovazione e docente alla Columbia University traccia un racconto lucido, umano e in prima persona della società di domani, rispondendo ai grandi interrogativi sull’intelligenza artificiale e i big data. Ma non solo, perché Alec è cresciuto insieme ai suoi nonni, che lasciarono l’Italia, l’Abruzzo, per lavorare nelle miniere di carbone del West Virginia.
Da studente si è guadagnato da vivere a Charleston, pulendo i pavimenti del Civic Center dopo i concerti di country (potete immaginare da cosa). Ma gli occhi sul mondo li ha aperti dopo. Merito di un periodo passato fra Roma e Bologna, spinto dai genitori. L’intervista non può che prendere spunto da questo.
La storia dei migranti è anche una storia d’innovazione. Nella sua opinione, cosa pensa del fatto che i migranti possano essere considerati ancora oggi una minaccia? Noi in Italia parliamo davvero molto di questa dinamica.
“Il 40% delle cinquecento aziende più grandi negli Stati Uniti è nata da immigrati o da figli di immigrati. La differenza sta nel fatto che gli immigrati sono integrati all’interno della società. Se si ha immigrazione senza integrazione il processo non può funzionare. Detto questo, dal mio punto di vista, al di là dell’immigrazione, in Italia andrebbero preservati i talenti che ci sono”.
“Diverse volte mi reco in Silicon Valley e trovo europei e italiani ovunque. Quindi, a mio avviso, il problema dell’Italia è l’eccesso di burocrazia, ci sono troppe scartoffie. La cosa più importante per me è trovare il modo di mantenere i grandi talenti italiani, in modo che non emigrino a Berlino, Londra o in California”.