Nonostante l’accordo contrario dei due partiti di governo, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha auspicato che lo ius soli torni ad essere oggetto di dibattito parlamentare. Il premier lo ha detto nel corso di una visita ad Assisi, durante la quale ha avuto un incontro con la comunità dei Francescani.
“Non è nel contratto di governo”, ha dichiarato Conte, “ma io auspico che si avvii in sede parlamentare una riflessione serena, dove si può valutare anche una prospettiva di nascita sul territorio italiano, ma che deve essere collegata a un percorso di integrazione serio”. Il capo del governo ha precisato meglio il punto chiarendo che “nascere sul territorio può essere anche una mera occasione geografica” e che “occorre qualcosa di più (…) perché quella politica degli anni scorsi dove abbiamo avuto degli sbarchi incontrollati ci ha impedito di elaborare una politica di integrazione”.
La portata della dichiarazione è stata in qualche modo ridimensionata dal leader del M5s, Luigi Di Maio, poche ore dopo: “Non è in agenda, Conte ha espresso una sua sensibilità. Non comprendo tutto questo trambusto dietro le dichiarazioni del presidente del Consiglio. Conte ha specificato che lo ius soli non è nell’agenda di governo. E lo ribadisco, non è nell’agenda di governo e non sarà quindi dunque una misura che questo governo discuterà, anche perché c’è già una normativa in Italia che regola la cittadinanza. La riflessione auspicata dal premier riguarda una sua sensibilità. Legittima, per carità, ma personale”.
Il tema dello ius soli, che ha caratterizzato la precedente legislatura senza raccogliere il supporto della maggioranza del parlamento, è tornato di stretta attualità in seguito alle richieste di Rami e Adam, i due ragazzini che hanno contribuito a scongiurare la strage sull’autobus tentata da un cittadino italiano di origine senegalese.