Precipita la situazione politica in Libia, con preoccupazioni anche per il ruolo dell’Italia e dell’Onu. In un messaggio audio inviato ai propri uomini, il generale che controlla la zona Est della Libia, Khalifa Haftar, ha ordinato alle forze a lui leali di marciare verso Tripoli, dove ha sede il governo di Fayez al-Serraj riconosciuto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e dall’Italia. “Resa incondizionata o sarà guerra”, ha detto Haftar.
Le truppe del generale hanno cominciato a muoversi verso ovest e nella notte hanno preso il controllo di Gharian, a 100 chilometri da Tripoli. Sono arrivate ora a 40 chilometri dalla sede del governo riconosciuto a livello internazionale. Per ora non ci sono stati scontri ma si teme un’escalation quando entreranno a Tripoli. Serraj intanto ha dato ordine all’aeronautica di intervenire.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierres si trovava a Tripoli da due giorni, per incontrare le delegazioni in vista della conferenza di pace prevista dal 12 al 14 aprile, e ha comunicato che volerà verso Bengasi, nel nord-est del paese. Gutierres ha rivolto un “forte appello a interrompere l’escalation“. Anche Stati Uniti, Francia, Italia e Regno Unito hanno chiesto in un comunicato congiunto di fermare le ostilità, mentre l’Unione europea ha chiesto di mettere fine ad ogni provocazione.
La situazione è degenerata in poco tempo, dopo che negli ultimi mesi c’erano stati vari tentativi di mediazione tra Serraj e Haftar, fra cui la conferenza di Palermo organizzata nel novembre 2018 dall’Italia, nella quale i due si fecero fotografare mentre si stringevano la mano, insieme al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Secondo gli analisti, le recenti attività di Haftar avrebbero lo scopo di presentarsi alla conferenza di pace in programma in una posizione di forza.