Le scorte all’ingrosso Usa del mese di aprile hanno registrato il primo calo in 8 mesi (-0,1% m/m), una flessione tra l’altro completamente inattesa, visto che il consensus era per un +0,5%.
In effetti è da diversi mesi che le aspettative sono per un riaccumulo di scorte a tassi nettamente superiori rispetto all’andamento della domanda. Ed invece ancora una volta il rapporto scorte/vendite segna un nuovo minimo, posizionandosi a quota 1,12 mesi da 1,13.
Eppure, tipicamente le fasi di ripresa dell’economia sono spesso accompagnate da un forte accumulo di scorte. Questo, ad esempio, e’ quanto sta avvenendo in Giappone, dove il dato del Pil del primo trimestre è stato rivisto al rialzo grazie proprio al maggiore contributo delle scorte.
Ancora una volta il commento più frequente a tale andamento va riferimento al fatto che l’accumulo di scorte è solo rimandato e quindi il dato va letto come potenziale maggiore produzione in futuro.
Occorre notare che, se dunque il quadro sul mercato del lavoro è divenuto più roseo, dall’altro lato vi sono ancora elementi che suggeriscono una fase di prudenza, ancora latente, da parte dei produttori. Eppure ad aprile, per il secondo mese consecutivo si era registrata una forte espansione in termini di occupati.
Come interpretare i due dati insieme (ripresa del mercato del lavoro vs. ritardo nell’accumulo di scorte)? Innanzitutto rileviamo brevemente che, a fronte dell’aumento degli occupati, il tempo medio di permanenza nello stato di disoccupato rimane ancora sui livelli massimi (circa 20 settimane) da oltre un decennio.
Rimane ancora aperto pertanto il dubbio che la ripresa attuale del mercato del lavoro possa essere nient’altro se non un effetto del picco di supporto fiscale raggiunto in questo trimestre. Inoltre occorre considerare che il ritmo di spedizione dei tax refund checks ha registrato un sensibile rallentamento tra il mese di marzo ed aprile, anche perché (come rilevato dal Conference Board), solo una piccola quota (28%) degli aventi diritto ha scelto la modalità di rimborso on-line.
Pertanto l’effetto tax-refund checks potrebbe estendersi anche oltre il secondo trimestre, al punto che alcuni analisti, su tale base stimano la possibilità di non farm payrolls sopra la soglia delle 250.000 unità per il mese di giugno.
In sintesi, pertanto, la scelte dei produttori sembrano poter essere così riassunte: si ricomincia ad assumere (sfruttando molto i contratti a tempo determinato)
per cercare di far fronte ad una domanda comunque in sensibile ripresa. Allo stesso tempo, il timore che nel prossimo trimestre possa registrare un rallentamento per il venire meno del supporto fiscale impedisce un parallelo processo di riaccumulo delle scorte.
Si tratta però di aspetti che potranno emergere nel corso del prossimo trimestre.
Per ora l’attenzione degli operatori è focalizzata sull’andamento soprattutto dei prezzi energetici che potrebbero essere la variabile chiave a determinare il tassi di rialzo dei tassi che la Fed potrebbe adottare dopo l’incontro del 30 giugno. Oggi i dati settimanali sulle scorte di benzina Usa sono risultati al di sopra della attese, con un sensibile incremento del tasso di utilizzo impianti presso le raffinerie (da 94,9 a 96%).
* Antonio Cesarano e’ il Responsabile Desk Market Research di MPS Finance.