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Elezioni Spagna, trionfano socialisti: maggioranza resta incerta

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Trionfo dei socialisti nelle elezioni anticipate in Spagna. Il Psoe guidato da Pedro Sanchez esce dalle urne come primo partito e segna anche una certa distanza dal Partido Popular che segue ma con la metà dei seggi, registrando un tracollo storico. Di storico c’è anche l’ingresso in parlamento dell’estrema destra con Vox che ottiene 24 seggi, oltre all’affluenza record che supera il 75,7%.

La Spagna si ritrova però senza una maggioranza chiara per formare il prossimo governo e i partiti indipendentisti potrebbero ancora una volta ricoprire un ruolo chiave nel rebus delle alleanze che si prospetta.

Il Psoe ha vinto le elezioni, e con questo ha vinto il futuro e ha perso il passato”, le prime parole del premier.

Alla chiusura delle urne, gli opinion poll dell’emittente Rtve danno al Partito socialista (Psoe) il 28,1% dei voti (116-121 seggi). Il Partito popolare (Pp) al 17,8% (69-73 seggi). A Podemos il 16,1% (42-45 seggi), a Ciudadanos il 14,4% (48-49 seggi) mentre a Vox va il 12,1% (36-38 seggi).

Tra i regionalisti, Erc avrebbe 14 seggi, il Partito nazionalista basco (Pnv) sei, Junts per Catalunya cinque, e un’altra lista basca, EH-Bildu, altri due. Altri 5 seggi vanno a formazioni locali minori. Nelle precedenti elezioni, i Popolari ebbero il 33,0% e 137 seggi, il Psoe il 22,6% e 85 seggi, Podemos conquistò il 21,2% (71) e Ciudadanos il 13,6% (32).

La consultazione di ieri ha avuto una partecipazione record: ha votato il 75,8%, con un aumento del 9% rispetto alle precedenti politiche.

“Ha vinto il futuro e ha perso il passato”, ha detto il leader socialista nel suo primo discorso dopo la vittoria elettorale. Sánchez ha sottolineato che la Spagna ha una democrazia solida e che il voto ha inviato tre chiari messaggi: no alla reazione e alla rivoluzione, ma guardare al futuro; si può vincere contro l’autoritarismo e l’estremismo; gli elettori vogliono che il Psoe governi.

Deluso il leader di Podemos, Pablo Iglesias:

“Non sono i risultati in cui speravamo, ma abbiamo sfatato le peggiori previsioni. Dobbiamo essere ottimisti”.

Come in molti paesi dell’Europa continentale, il voto segna il declino del bipolarismo e apre uno scenario incerto per la formazione dell’esecutivo. Nessuna delle coalizioni avrebbe almeno 176 seggi, dando il ruolo di ago della bilancia alle forze regionaliste.