“Con Rivera no”: questo il coro spontaneo della piazza che ha accolto vincitore Pedro Sanchez, nella notte delle elezioni generali spagnole. Il partito socialista spagnolo (Psoe) ha conquistato il primo trionfo dal 2008 surclassando il rivale storico, il partido Popular. Ancora una volta, però, il parlamento spagnolo dovrà comporre una maggioranza assemblando in forma inedita movimenti che alle elezioni si erano presentati come radicalmente alternativi.
Alternativi sono, almeno gli elettorati di Ciudadanos e del Psoe. La formazione di Albert Rivera, infatti, esprime le istanze di una destra liberale che, anche sulla base della giovane età del leader, molti osservatori hanno accostato al movimento di Emmanuel Macron. Come tale, il ritorno di fiamma dell’elettorato spagnolo verso i socialisti, passati ora da una rappresentanza di 84 seggi a 123, esprime una direzione nettamente opposta a quella indicata da Ciudadanos.
Nonostante la contrarietà della piazza, la maggioranza che si verrebbe a creare fra Psoe e Ciudadanos sarebbe senza dubbio la più stabile a livello numerico: con 180 seggi complessivi le due forze combinate raggiungerebbero la maggioranza assoluta (176) dell’assemblea legislativa.
L’alleanza più adeguata per proseguire il percorso di crescita
Secondo Ferdinando Giuliano, editorialista di Bloomberg, il matrimonio fra Sanchez e Rivera sarebbe quello più adeguato per proseguire il percorso di crescita economica avviato dopo le riforme del governo Rajoy: “La Spagna trarrebbe beneficio dalla miscela di una maggiore redistribuzione della ricchezza, desiderata dai socialisti, e dalle misure pro-business promosse da Ciudadanos”.
L’alternativa, un governo che tenda la mano a Podemos e ad altre forze regionali minori, avrebbe maggiore uniformità ideologica, ma sarebbe una maggioranza frammentata. Non solo, per raggiungere la soglia dei 176 seggi, Sanchez dovrebbe aprire anche agli indipendentisti catalani radicali, esponendo l’esecutivo a possibili conflitti sulla questione dell’unità territoriale spagnola, costituzionalmente tutelata.
L’alleanza fra Psoe, Podemos, la Coalizione delle Canarie, Compromís di Valencia e il partito regionale della Cantabria – un insieme che lascerebbe fuori le frange estreme – avrebbe bisogno di almeno un’astensione per garantire la fiducia all’esecutivo (la somma di questi movimenti unirebbe 175 seggi).
Secondo la vicepremier Carmen Calvo, la prima strategia del Psoe sarà proporsi al parlamento da solo, puntando a governare in minoranza, sul modello già in atto prima delle elezioni:
“Pensiamo di poter proseguire con la formula con quale abbiamo iniziato”, ha detto la vicepremier a Cadena Ser, “riteniamo di aver avuto un sostegno più che sufficiente per essere il timone di questa barca”.