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Conte accompagna alla porta Siri: dimissioni necessarie

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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, richiederà al sottosegretario ai Trasporti, Armando Siri, la revoca dal suo incarico di governo. Indagato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria sull’eolico partita dalla procura di Palermo, Siri (Lega) aveva dichiarato di non voler lasciare il suo ufficio. Il leader del partito leghista, Matteo Salvini, aveva ripetutamente ribadito che il sottosegretario “poteva restare al suo posto”.

“Non voglio ergermi a giudice del caso”, ha esordito Conte, questa richiesta di revoca “non vuol dire che Siri sia colpevole”: le “valutazioni” espresse dal premier, ha dichiarato “sono politiche”.

“Ho sempre rivendicato per questo governo un alto tasso di etica pubblica, nel caso di specie il sottosegretario, è normale ricevere suggerimenti per modifiche o introduzione di norme, come governo abbiamo responsabilità di discernere e valutare se queste proposte hanno carattere di generalità o se avvantaggiano il tornaconto di singoli. In questo caso la norma non era generale e astratta,ho quindi valutato la necessità di dimissioni del sottosegretario”, ha spiegato il presidente del Consiglio.

La posizione maturata dal premier Conte è in linea con le posizioni da subito assunte dal Movimento 5 Stelle, intenzionato ad allontanare Siri dal governo – e con esso il danno all’immagine recato al “governo del cambiamento”. Il vicepremier e leader pentastellato, Luigi Di Maio, si era detto sicuro che Conte avrebbe richiesto le dimissioni di Armando Siri.

In seguito alla decisione di Conte, comunicata giovedì sera, Salvini si sarebbe lasciato andare alla rabbia, per quanto solo in privato:

“Vorrei sapere cosa gli sta saltando in mente. Hanno deciso di aprire una crisi in piena campagna elettorale? Una follia, ci stanno provando in tutti i modi. Perché questa fretta? Non vogliono aspettare nemmeno che Siri spieghi ai giudici come stanno le cose?”, avrebbe detto da Budapest secondo quanto riferisce stamattina Repubblica.

Il caso Siri, i fatti finora noti

Gli inquirenti hanno iscritto il sottosegretario al registro degli indagati sulla base di un’intercettazione effettuata dalla Direzione investigativa antimafia, recentemente depositata presso il Tribunale del riesame di Roma. In quest’intercettazione Siri avrebbe ricevuto la promessa del pagamento di 30mila euro in cambio dell’introduzione di nuove norme sull’installazione di impianti eolici. Il sottosegretario avrebbe dunque tentato, ripetutamente, ma senza successo, di farle passare in consiglio dei ministri.

“Arrivarono a suo tempo vari emendamenti, tutti della Lega, su tariffe incentivanti per la manovra di bilancio. Tutti sull’eolico. Alla fine li abbiamo respinti, tecnicamente, con pareri motivati perché prevedevano incentivi per impianti in esercizio a carico della collettività e questo non è ammissibile”, aveva dichiarato il 25 aprile il ministro dell’Ambiente in quota M5s, Sergio Costa, “li abbiamo tutti reputati non idonei tecnicamente assumendoci la responsabilità di bocciare emendamenti di maggioranza”.