Il risparmio delle famiglie italiane è stato dirottato in misura crescente nei porti ritenuti più sicuri in assoluto. I depositi bancari innanzitutto: in crescita del 2,9% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, i depositi costituiscono ora il 32,5% del totale delle attività finanziarie delle famiglie, in aumento dal 30,8% di un anno fa. E poi salgono gli investimenti sulle polizze vita, fondi pensione e Tfr: +2,3% fanno sapere i dati dell’Abi.
Tutte le altre categorie d’investimento sono state ridotte rispetto all’aprile di un anno fa, con un colpo particolarmente duro per le obbligazioni bancarie colpite dall’onda lunga del rischio bail-in (-38%). Male, in generale, i bond (-13,3%), le azioni (-11,7%) le quote in fondi comuni (-0,8%). Dopo i depositi e le polizze vita/fondi pensione (22,9%), sono le azioni l’attività finanziaria più rilevanti: il 21,6% del totale, per quanto in diminuzione rispetto al 23,8% di un anno fa.
Una più corretta allocazione delle risorse
Un segnale di sfiducia e in qualche modo una risorsa del Paese sottoutilizzata. Indirizzare il risparmio privato, infatti, sarebbe stato l’obiettivo dei Conti individuali di risparmio (Cir) annunciati dal governo con dovizia di particolari lo scorso ottobre, previsti per il lancio con il decreto fiscale e poi scomparsi dall’agenda senza spiegazioni.
Le segreterie ministeriali dei promotori dei Cir, Armando Siri, Massimo Garavaglia e Massimo Bitonci non hanno risposto alle ripetute domande di Wall Street Italia in merito. L’Abi ha fatto sapere di non essere mai stata coinvolta nella messa a punto di questo strumento.
Il tema della gestione della liquidità è stato approfondito sul numero di maggio del magazine Wall Street Italia, in edicola a partire dall’8 maggio.