L’economia più lenta dell’UE nel 2019 avrà un deficit superiore al 3% del Pil nel 2020, violando i vincoli di bilancio l’anno successivo. Sono le stime economiche di primavera sull’Italia pubblicate dalla Commissione Europea, su cui sono puntati i fari dei mercati oggi. Il vice premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha annunciato che l’Italia taglierà le tasse quest’anno anche se questo vorrà dire sforare i parametri l’anno successivo.
L’aggiornamento sulle stime di crescita e inflazione non sono molto positive: quest’anno il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,1%, mentre nel 2020 dello 0,7%. L’espansione del Pil non sarà sufficiente per tenere a bada il deficit e la traiettoria del debito pubblico. Quest’ultimo salirà al 133% del Pil nel 2019 e al 135% nel 2020.
“Le tensioni rinnovate sui rendimenti del debito sovrano italiano“, peraltro, rileva sempre l’organo esecutivo europeo, comportano un rischio di revisione al ribasso delle prospettive fiscali.
Sul mercato secondario il rendimento del Btp decennale sfiora il 2,6% (2,59%). In confronto il titolo di riferimento della Spagna – che ricordiamolo non ha ancora un governo dopo l’esito incerto delle elezioni generali – rende meno dell’1%. Lo Spread con la Germania intanto si è allargato di sei punti base, attestandosi a 263 punti base.
Le previsioni economiche della Commissione Ue
Il nostro Paese si conferma così quest’anno quello con la crescita più bassa dell’intera Ue. L’anno prossimo invece si troverà a quota 0,7%, stime riviste leggermente al ribasso rispetto allo 0,2% per il 2019 e +0,8% nel 2020 a febbraio scorso.
La nuova stima di Bruxelles coincide comunque con quella indicata dal governo nel Def nel cosiddetto “scenario tendenziale“, cioè quello che non include ancora gli effetti delle misure programmate dal governo giallo-verde. Ma è soprattutto sul deficit e sul debito pubblico che punta l’attenzione la Commissione.
“La crescita sommessa e l’allentamento di bilancio intaccheranno i conti pubblici, con deficit e debito che saliranno fortemente”.
Così rileva la Commissione nella cui nuova stima il deficit sale a 2,5% nel 2019 e 3,5% nel 2020, mentre il debito schizza a 133,7% quest’anno e 135,2% il prossimo contro la stima prevista in autunno di 131% e 131,1%.
Secondo Antonio Cesarano Chief Global Strategist di Intermonte SIM, la revisione al ribasso anche marginale delle già basse attese per il 2019 da parte della Commissione europea, ha un significato simbolico di non poco conto, soprattutto se accompagnata dalla richiesta di delucidazioni sulle ragioni rilevanti che stanno facendo deviare dal processo di rientro del debito.
In altri termini, dice l’analista di Intermonte SIM, una decisione in tal senso della Commissione aprirebbe le porte per raccomandazioni più cogenti il 5 giugno (ossia dopo le elezioni europee del 26 maggio), quando sarà presentato il country report sull’Italia.
L’impatto su spread e mercati
Ma quale l’impatto sui mercati e sullo spread del giudizio Ue sull’Italia? In merito al differenziale di rendimento tra i BTp italiani e i Bund tedeschi questo potrebbe tornare in area 280/300 punti base anche se, dicono gli esperti, il calo dello spread è atteso dopo il 6 giugno prossimo quando verranno resi noti i dettagli dell’asta Tltro della Bce a meno che non si vada al voto anticipato.
In area mercati invece, si prevedono “possibili prese di profitto tra maggio e giugno, indotte prevalentemente dalla percezione di minore possibilità a breve di ulteriore supporto delle banche centrali, soprattutto alla luce del recente incontro FED dell’1 maggio e del miglioramento dei dati macro Euro che rendono potenzialmente più ostico il processo di costruzione di una TLTRO robusta, capace di dissipare i timori legati all’incertezza in vista del passaggio di consegne alla presidenza BCE (il mandato di Draghi termina ad ottobre)”.
In area Euro, la stagionalità sfavorevole potrebbe colpire principalmente il comparto delle materie prime, oltre a quello Oil&Gas, insieme ai due comparti maggiormente collegati alla TLTRO, ossia banche ed auto. Il tutto però potrebbe rivelarsi temporaneo e tale anzi da creare la base per ulteriori misure/aperture delle banche centrali già a giugno: il 6 giugno sono attesi i dettagli della TLTRO ed il 19 giugno la FED è attesa aprire in modo più forte sul tema taglio tassi.