L’ultimo round di dazi decisi dal presidente americano Donald Trump e le successive ritorsioni di Pechino stanno colpendo duramente le società statunitensi in Cina. Da un sondaggio pubblicato oggi dalla Camera di commercio americana a Shanghai e da quella con sede a Pechino emerge infatti che quasi tre quarti dei quasi 250 intervistati, pari al 74,9%, ha dichiarato che gli aumenti operati sui dazi stanno avendo un impatto negativo sulle loro attività.
“L’impatto negativo delle tariffe è chiaro e danneggia la competitività delle aziende americane in Cina”, si legge in un comunicato.
La situazione è peggiorata anche perché le autorità cinesi hanno intensificato i controlli. Circa un’azienda su cinque ha dichiarato di aver subito un numero maggiore di ispezioni e uno sdoganamento più lento del solito. Non solo. Il 14% degli intervistati ha lamentato un’approvazione delle licenze più lenta, oltre ad altre complicazioni causate da una maggiore supervisione burocratica.
Tra i partecipanti al sondaggio, il 61,6% appartiene all’industria, il 25,5% al settore dei servizi, il 3,8% alla distribuzione mentre il 9,6% proviene da altri settori.
L’impatto maggiore delle tariffe combinate è tuttavia riscontrabile nella diminuzione della domanda di prodotti, seguita da un aumento dei costi di produzione. Circa il 35% degli intervistati ha dichiarato di essere al lavoro per ristrutturare le proprie attività in Cina mentre circa un terzo ha deciso di ritardare o annullare le decisioni di investimento nel paese.
Non solo dazi. Nella guerra commerciale contro la Cina, l’amministrazione Trump sta usando anche l’arma del lavoro. Secondo il Wall Street Journal, nell’ultimo anno, gli Stati Uniti hanno notevolmente ridotto il ritmo con cui approvano le assunzioni di cittadini cinesi da parte di produttori americani di semiconduttori, le stesse società che vendono componentistica alla cinese Huawei. La questione è tutt’altro che irrilevante considerato che i cittadini cinesi rappresentano una larga fetta delle assunzioni di personale non statunitense per ruoli altamente tecnici che non sono coperti interamente da cittadini Usa (a causa della carenza di personale specializzato).