È una proposta che riesce nell’impresa di mettere d’accordo datori di lavoro e organizzazioni sindacali: il taglio delle tasse sul lavoro. Dopo che il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha evocato la necessità di ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti, Carmelo Barbagallo, leader della sigla UIL, ha sposato l’idea, aggiungendo che va fatto lo stesso anche ai pensionati.
L’uscita di Boccia “merita il nostro plauso”, dice Barbagallo. “Quella del presidente di Confindustria è stata una relazione apprezzabile e di grande realismo. Il punto di riferimento comune è lo sviluppo del Paese, che passa attraverso la valorizzazione dell’economia reale. In particolare, il richiamo da parte di Boccia alla necessità
“C’è poi la questione degli investimenti in infrastrutture che, invece – aggiunge – per quanto ci riguarda, temiamo rischi di non essere risolta dal cosiddetto sblocca cantieri. Lo ripeteremo fino a quando non otterremo il risultato: per uscire strutturalmente dalla stagnazione, servono infrastrutture e riduzione delle tasse.
Secondo Barbagallo bisogna “proseguire in questo nostro impegno insieme con tutte le parti sociali, con spirito di coesione, per la crescita, per il lavoro soprattutto ai giovani, per i salari“. Parlando della sua idea di spending review, Boccia ha definito fondamentale “puntare con decisione al taglio del costo del lavoro, focalizzando le risorse sull’occupazione a tempo indeterminato”.
Poi, ha continuato l’uomo d’affari, come secondo punnto andrebbe messo in atto un “piano shock” per grandi infrastrutture e piccole opere destinate a mettere in sicurezza ponti, scuole e ammodernare strade. Terzo, un piano straordinario di dieci mila assunzioni di giovani qualificati per la Pubblica amministrazione. Quarto ridurre i tempi della giustizia, quinto lavorare con la Cassa Depositi e Prestiti per consentire alle Pubbliche Amministrazioni di pagare i debiti verso le imprese.
Nonostante le promesse in campagna elettorale dei precedenti governi, negli ultimi 20-30 anni il cuneo fiscale in Italia è e resta troppo elevato. “Il differenziale tra chi lavora in Italia e altri paesi comparabili” osserva l’ex premier Paolo Gentiloni, come per esempio la Francia, specialmente sugli stipendi medio-bassi, è notevole”.