Il titolo Tesla è rimbalzato in territorio positivo dopo un brusco calo nel pre-market che aveva portato le azioni, in apertura di seduta, ai minimi dal 7 dicembre 2016 (186,23 dollari). Al momento, dopo che il CEO Elon Musk ha promesso “vendite record“, Tesla è in progresso del 1,17% ma rimane al di sotto della soglia psicologica dei 200 dollari (in area 195 dollari). Il manager visionario ha parlato di “più di 50 mila ordini netti” nel trimestre in corso.
Tuttavia il titolo è reduce da sei giorni di ribassi a Wall Street ed è in calo del 39% da inizio anno. A gravare sul costruttore automobilistico ‘green’ sono una serie di report delle banche pessimisti e i timori per le ripercussioni della guerra commerciale, che difficilmente potrebbe risparmiare l’azienda fondata e capitanata da Musk.
Tesla potrebbe mancare gli obiettivi di consegna del 2019 a causa della ritirata nelle vendite in Cina, dovuta alla guerra dei dazi con gli Usa, ha scritto in una nota il co-fondatore di Loup Ventures, Gene Munster. L’analisi fa eco a quella dell’analista di Morgan Stanley Adam Jonas, secondo cui le vendite delle auto elettriche sono “al cuore del problema” di Tesla.
Troppe incognite, tagliate stime vendite auto Tesla
Per il 2019, Loup Ventures – che finora aveva avuto pareri relativamente ottimisti sul gruppo californiano – ha tagliato le stime di vendita di auto Tesla del 10% a 310mila veicoli, a fronte di un target minimo che la società ha fissato 360mila unità.
“Stiamo abbassando i nostri numeri come misura precauzionale relativa a due incognite“, compreso un probabile giro di vite cinese sulle importazioni di auto Tesla e boicottaggi da parte dei consumatori cinesi nei riguardi dei prodotti Made in Usa.
“Le preoccupazioni sulla domanda, i dubbi sulla credibilità e sulla comunicazione (compresa una recente e-mail che annuncia tagli dei costi ‘hard core’)”, ha commentato l’analista di Baird, Ben Kallo, “hanno pesato sulle azioni di Tesla nelle scorse settimane e pensiamo che ci vorranno diverse settimane o mesi perché la narrativa cambi”
Lunedì scorso l’analista di Wedbush, Dan Ives, ex entusiasta della creatura automomobilistica di Musk, aveva tagliato il target price da 275 a 230 dollari. Anche la view di Morgan Stanley è sempre più negativa.
Se cade Tesla crolla tutto il ‘castello di carte”
Citando la dipartita di alcuni dirigenti di punta, l’abbassamento dei prezzi dei modelli e le difficoltà di bilancio, Morgan Stanley parla di un’azienda sotto stress. Per questo motivo e per via della situazione commerciale molto variabile nella regione cinese, “il peggior scenario possibile è di non centrare gli obiettivi di vendite in Cina del 50% circa“.
C’è chi addirittura – come Bill Blain, strategist di Shard Capital con $1 miliardo di asset in gestione – teme che il fallimento eventuale di Tesla possa “far cadere il castello di carte” dei titoli tecnologici. “Avete mai visto un castello di carte collassare? A volte se cade un angolo o una parte a lato si può porre rimedio. Altre volte invece salta tutto in aria”.
Il suo consiglio è pertanto quello di “comprare i vincitori del panorama tech che hanno o un vero monopolio, o che possono contare su un fatturato reale oppure che ricevono finanziamenti reali”; e vendere invece quelli che sono destinati a passare in secondo piano a causa della crescente concorrenza, oppure che rischiano di finire in “trappole di liquidità“.