Prendono il volo in Italia i prestiti peer to peer (p2p) e il social lending, alternative al canale bancario tradizionale e allo stesso tempo fonte di diversificazione degli investimenti.
Si tratta di una forma di prestito tra privati, basato su una piattaforma digitale che permette di avere e di dare credito senza la partecipazione diretta di una istituzione finanziaria. In cambio chi finanzia ottiene interessi che mediamente si aggirano intorno al 5%.
In particolare, il social lending e il P2P lending si rivolgono a piccole e medie imprese, soggetti privati e investitori istituzionali lato raccolta. La fintech della piattaforma e la banca cooperano durante l’intero processo anche per consentire una migliore selettività, previdibilità di comportamenti e qualità del portafoglio.
Come spiega il Corriere in un articolo, se “fino al 2017 il mercato del p2p lending viaggiava con il freno a mano tirato in Italia. Colpa di una tassazione ad aliquota marginale che colpiva i rendimenti. Ma con la Legge di Bilancio 2018 le cose sono cambiate e ora i rendimenti subiscono una ritenuta del 26%, al pari di tutti gli altri redditi da capitale”.
Secondo i dati, che emergono da un recente ricerca “P2P Lending Market” dell‘Osservatorio Fintech Innovation di Abi Lab, il Centro di Ricerca e Innovazione per la banca promosso dall’Associazione bancaria italiana, in collaborazione con Medici, nel 2018 il segmento del P2P ha visto erogare 763 milioni – un aumento del 125% rispetto ai 340 milioni nel 2017.
Nuovi investimenti anche dagli istituzionali
Una buona partenza ha caratterizzato anche il primo trimestre di quest’anno “con 309 milioni erogati rispetto ai 129 dello stesso periodo del 2018”.
“Mentre in precedenza i finanziatori erano solo i privati, negli ultimi anni si nota che gli investitori istituzionali stanno diventando i principali finanziatori di queste iniziative” si legge nel comunicato.
In questo campo le banche si stanno muovendo verso una modalità di interazione sempre più ampia con le fintech. Collaborando, infatti, si rendono più efficienti le modalità con cui raggiungere particolari segmenti di clientela che chiede credito e, allo stesso tempo, si offrono possibilità di nuovi investimenti per i clienti con maggiore capacità patrimoniale.
Analizzando il mercato italiano, si contano al momento sei piattaforme specializzate nel social lending. Quattro di queste focalizzate sui prestiti verso privati.
“Escludendo il settore dell’invoice trading (conta 4 operatori: CashMe, Credimi, Fifty e Workinvoice), in Italia si contano complessivamente 6 piattaforme specializzate nel social lending. Quattro sono focalizzate sui prestiti verso privati. Tra queste a fare da apripista nella Penisola è stata Smartika, che avviò la sua attività prima nel 2008, grazie a un accordo in franchising con la britannica Zopa, per poi ripartire con il nuovo brand nel 2012. Poi sono arrivate anche Prestiamoci, Soisy e Youited Credit. Le altre due piattaforme autorizzate all’operatività in Italia, invece, sono focalizzate sui prestiti verso le imprese: Borsadelcredito.it e October” spiega il Corriere.