Paradosso tasse: aumentano per i cittadini ma diminuiscono quelle per le multinazionali
Ennesima beffa per i contribuenti è quella che emerge da un recente studio di Kpmg secondo cui nei Paesi Ocse il livello di tassazione sulle persone fisiche dal 2008 a oggi è aumentato in media del 6%, mentre la pressione fiscale sulle imprese è scesa del 5%.
Più tasse per famiglie e meno per le grandi multinazionali. Anche il Financial Times in uno studio ha rivelato come dal 2008 a oggi le big corporation sono riuscite a diminuire del 9% la tassazione sui profitti rispetto al periodo pre-crisi. Come non menzionare la tanto discussa riforma fiscale voluta da Donald Trump che ha quasi dimezzato la corporate tax statunitense, passata dal 35% al 21% con un risparmio stimato per le società di circa 500 miliardi di dollari. Ma gli aiutini alle grandi compagnie per pagare meno tasse arrivano anche dal mondo dell’evasione, e dall’utilizzo sempre più diffuso di sofisticate tevniche di elusione fiscale e scatole societarie, paradisi off-shore, ecc
Certo è che a subirne le conseguenze sono i cittadini visto che, dice lo studio, per compensare il gettito perduto delle società i governanti hanno deciso di aumentare l’Iva, che nei Paesi Ocse è passata da un’aliquota media del 17,6% nel 2008 al 19,2% nel 2015.
In tutto questo l’Italia da una parte dal 1° gennaio 2017, ha ridotto dal 27,5% al 24% l’Ires, ma dall’altra c’è ancora il timore di un nuovo aumento Iva in autunno. Secondo le elaborazioni dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, un aumento di un punto dell’aliquota ridotta (attualmente al 10%) costerebbe agli italiani circa 2,9 miliardi di euro, e quella ordinaria circa 4,4.