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Cinque azioni su cui costruire il proprio portafoglio investimenti

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Il consiglio per chi sta per costruire da zero il proprio portafoglio azionario è quello di modellarlo intorno a gruppi sicuri e redditizi. Le basi portanti di partenza per un portafoglio investimenti devono essere società a grande capitalizzazione dalle finanze robuste e in grado di navigare anche in periodi di tempesta.

Gli investitori alle prime armi hanno bisogno di poter contare su ritorni da investimento a lungo termine. Le società sotto elencate sono state sinora capaci di creare benessere per un’intera generazione e di performare sia in tempi difficili che non. Di seguito sono elencati gruppi quotati in Usa che approfitteranno inoltre di vantaggi competitivi notevoli e che si affidano a modelli di business sostenibili.

I primi tre colossi immancabili secondo gli esperti di Motley Fool sono Berkshire Hathaway (ticker per le azioni A sul NYSE: BRK-A), Disney (DIS) e Nike (NKE). Ma anche Amazon e The Trade Desk non vanno sottovalutati per le loro grandi potenzialità a lungo termine.

Berkshire Hathaway

Scommettere su Warren Buffett è un buon punto di partenza e finora non si è mai rivelata una cattiva idea. Su Motley Fool l’analista Dan Caplinger dice di aver personalmente scelto di strutturare il proprio portafoglio intorno a Berkshire Hathaway. La decisione si è rivelata “lucrativa e in grado di offrire una tale diversificazione che normalmente non ci si aspetta dall’investimento in un singolo titolo”.

Berkshire ha una serie di affari di sua proprietà, tra cui le operazioni di assicurazione commerciale dell’azienda, GEICO, le ferrovie Burlington Northern And Santa Fe Railway (BNSF), la catena di ristoranti Dairy Queen, e la società di abbigliamento Fruit of the Loom. A contempo Berkshire ha anche un portafoglio di titoli quotati che include alcune delle più importanti società delle rispettive attività, in settori che vanno dall’hi-tech all’industria, passando per la finanza e i beni al consumo.

Con Buffett che è ancora alla guida di Berkshire, gli asset e il management sono tali da garantire la sopravvivenza della società anche dopo la dipartita del guru 88enne. Unico bemolle: le azioni Berkshire non distribuiscono un dividendo. Ma significa anche che i rendimenti sono meno sottoposti alle tasse per quegli investitori che son ancora nella fase della loro vita di accumulo di capitale.

Nel frattempo, Berkshire gode di una ottima reputazione per quanto riguarda le sue decisioni strategiche. E offre l’opportunità di accedere a opportunità di investimento importanti come il finanziamento da 10 miliardi per aiutare Occidental Petroleum a finanziarie la sua scalata a Anadarko Petroleum. Secondo Caplinger difficilmente si può fare meglio di Berkshire come pilastro su cui costruire intorno il proprio portafoglio, data la sua esposizione diversificata difficile da trovare in altri singoli titoli.

The Walt Disney

Daniel Miller sullo stesso sito consiglia invece di partire da una delle società più stabili e redditizie a lungo termine del panorama azionario Usa: Disney. Il titolo è destinato a fare bene sul lungo termine. Sono pochi i gruppi che, come il titano dei media, possono vantare un insieme di brand, personaggi famosi, parchi divertimento, il primo gruppo di informazione sportiva al mondo, ESPN, e case cinematografiche del calibro di Pixar, Marvel e Lucasfilm.

La ragione principle per cui gli investitori dovrebbero costruire il proprio portafoglio intorno a Disney è il fatto che l’azienda sta trasformando con successo il suo business per adattarsi all’evoluzione in atto nel settore dei nuovi media. Un esempio lo offre il nuovo servizio Disney+, che sarà lanciato a fine 2019 e che si stima perderà soldi nei primi anni prima di diventare redditizio nel 2024.

Disney punta a un parco abbonati tra i 60 e i 90 milioni nei prossimi cinque anni. Il management prevede che ESPN+ abbia 12 milioni di abbonati entro il 2024 e Hulu, il servizio di streaming video comprato da Disney, punta a 40 milioni. Con un’offerta del genere Disney dovrebbe essere in grado di concorrere con i migliori servizi di streaming online e in TV in circolazione.

Non c’è solo il fatto che Disney voglia giustamente approfittare del suo contenuto popolare e di successo con i suoi nuovi servizi di streaming. C’è anche la sua capacità di monetizzare i suoi personaggi e contenuti su altre piattaforme, non solo i video. Per esempio la saga di Star Wars non è solo una serie di film di successo, ma anche un marchio presente in due parchi di attrazione negli Stati Uniti (Star Wars Land). Disney intende spendere $24 miliardi in questo campo nei prossimi cinque anni.

Nike

Jeremy Bowman di Motley Fool consiglia invece di cominciare con Nike (ticker sul NYSE: NKE), che combina uno dei migliori brand al mondo con un modello di business molto redditizio e sostenibile in un settore che continua a crescere nel mondo. Lo sport è praticato e seguito in ogni angolo della terra e Nike ha saputo capitalizzare sull’opportunità più delle rivali grazie a campagne pubblicitarie azzeccate, innovative e intelligenti, prodotti di alta gamma sponsorizzazioni ammirate come quelle di assi dello sport mondiale com Tiger Woods (Golf), Lebron James (basket NBA) o Serena Williams (tennis WTA).

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il titolo ha guadagnato più del 45.000% dal suo ingresso in Borsa nel 1980 e è in rialzo del 500% negli ultimi dieci anni. I primi stacchi della cedola sono iniziati nel 2004 e i dividendi da quell’anno sono stati aumentati ogni anno, di solito di anche più del 10%. Il dividendo di Nike è di appena l’1% oggi, ma l’azienda americana ha ancora ampio spazio di manovra per poter continuare ad alzare il dividendo. Tra dieci anni l’impresa potrebbe diventare una delle regine dei dividendi.

Negli ultimi anni il gruppo è riuscito a resistere agli assalti della concorrenza di Under Armour e di Adidas, continuando a registrare tassi di crescita notevoli. Nei primi tre trimestri dell’anno, il fatturato è aumentato del 9% a 28,9 miliardi di dollari e l’utile operativo dell’11% a $3,5 miliardi. I suoi popolari punti di vendita e la nuova strategia commerciale “Consumer Direct Offense”, focalizzata sulle vendite dirette a clienti con l’obiettivo di mantenere il primato soprattutto nel segmento delle scarpe da tennis e da basket (sneaker) stanno pagando.

Con la classe media che si sta arricchendo e aumentando di numero in Cina e in India, le spese in abbigliamento sportivo e altri prodotti di punta di Nike non mancheranno e il gruppo dovrebbe riuscire a capitalizzare sull’opportunità che lo sport offre a lungo termine.

Amazon

I titoli di Amazon (ticker: AMZN), la piattaforma di e-commerce numero uno in Usa con il 49% di quota di mercato secondo i calcoli di eMarketer, ha visto salire i valori di Borsa del 282% nei tre anni precedenti (dai primi giorni del 2016 al due gennaio 2019). In confronto nello stesso arco di tempo il mercato generale ha guadagnato il 39,4%.

Presto l’azienda di Jeff Bezos, l’uomo più ricco al mondo prima del divorzio dalla moglie, rimpiazzerà Walmart e diventerà il primo rivenditori al dettaglio negli Stati Uniti. E il gruppo, che ha acquistato Whole Foods, dovrebbe presto riuscire a dominare anche nei supermercati.

Anche se Amazon ha una dimensione già gigantesca ($233 miliardi di ricavi annuali) ci sono ancora tanti posti al mondo dove il gruppo di e-commerce non è ancora presente. Significa che ci sono ancora tante potenzialità per il fatturato sul piano internazionale. Per ora la regione rappresenta il 28% dei ricavi totali e il più grande mercato fuori dall’America del Nord è la Germania. Ma Amazon sta già iniziando a espandere il suo raggio di azione in Brasile, solo per citare un mercato emergente dalle enormi potenzialità.

Un’altra opportunità promettente riguarda il business della pubblicità. Amazon permette alle altre aziende di fare pubblicità ai loro prodotti sulle pagine di Amazon e questa strategia sta portando frutti nella forma di miliardi di dollari di ricavi. Sta crescendo il numero di persone che caccia per un prodotto direttamente su Amazon piuttosto che sui motori di ricerca di Google, per esempio. Questo fatto è chiaramente un punto in suo favore quando si tratta di proporre campagne agli inserzionisti sui propri spazi. Chi vuole fare shopping ormai si rivolge direttamente ad Amazon, che vanta da anni uno dei servizi alla clientela migliori e riconosciuti al mondo.

Anche se Amazon non ha pubblicato i suoi risultati nel settore pubblicitario, la sua “altra” categoria di ricavi, che ha come voce principale proprio le entrate da affari pubblicitari, aumentate del 117% a quota $10,1 miliardi nel 2018. I business pubblicitario cresce a un ritmo più rapido anche rispetto a due leader del segmento come Facebook e Alphabet (società madre di Google). Si stima che entro il 2020, gli affari pubblicitari di Amazon raggiungeranno un giro d’affari da $15 miliardi, secondo le previsioni di eMarketer.

The Trade Desk

The Trade Desk (ticker sul Nasdaq: TTD) è l’unico dei cinque titoli citati a non essere un grosso nome. Ma ha la possibilità di diventarlo, secondo gli esperti di Motley Fool.

Con i clienti del settore media che si spostano dalla carta stampata e della televisione alle piattaforme online e su mobile, gli inserzionisti devono trovare un modo migliore per prenderli di mira. Per farlo si stanno rivolgendo sempre più numerosi a The Trade Desk. Le piattaforme di mercato automatizzate mettono in contatto – e abbinano a seconda delle esigenze – il venditore e l’acquirente di spazi pubblicitari in tempo reale.

I canali dell’offerta sono vari: dispositivi mobili, video e televisione connessa a Internet. The Trade Desk è un gruppo indipendente che lavora con marchi e agenzie pubblicitarie, offrendo loro e agli inserzionisti in generale un modo più efficiente e trasparente di fare affari.

Il titolo di Trade Desk ha vissuto un anno da favola in Borsa, guadagnando il 70% circa dai primi di gennaio. È quasi impossibile che tenga a lungo questi ritmi ma anche se ripiegherà prima o poi a breve termine, gli analisti del sito sono convinti del “ruolo importante che The Trade Desk ricoprirà nel futuro della pubblicità” è promettente.