L’oro torna bene rifugio (e scudo anti inflazione) per eccellenza
Le parole accomodanti del membro con diritto di voto del board della banca centrale americana, la “colomba” James Bullard della Fed di St. Louis, hanno favorito i titoli rischiosi ma anche un bene rifugio in particolare: l’oro. Il metallo prezioso, che molti ritengono costituisca una protezione contro l’inflazione, è anche un modo per mettersi al riparo nel caso in cui la situazione sfugga al controllo della Federal Reserve.
L’ultima spinta arrivata da Bullard e dalle rinnovate tensioni commerciali ha permesso all’oro di salire sui massimi di due mesi e ritentare l’affondo a 1.370 dollari l’oncia. Bullard si è lamentato di prezzi al consumo troppo bassi, invocando la necessità di un taglio dei tassi di interesse. Dal punto di vista tecnico, l’oro ha fatto fatica a uscire dall’area compresa tra 1.350 e 1.370 dollari l’oncia. Guardando al grafico su base settimanale, infatti, si nota come cinque volte su sei i prezzi non siano riusciti nell’impresa.
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Seduta in calo per le borse europee e per Piazza Affari, all’indomani della riunione della Fed. Sul Ftse Mib arretrano soprattutto Tim e Stm
L’apertura di Wall Street segna un rialzo dopo i cali dei giorni scorsi dovuti alle previsioni sui tassi d’interesse della Federal Reserve. La Fed ha ridotto i tassi di 25 punti base, ma ha abbassato le previsioni di ulteriori tagli per il 2025 a causa dell’inflazione in aumento. Dopo il crollo di ieri, oggi il Dow Jones, l’S&P 500 e il Nasdaq mostrano segni di ripresa.
L’economia statunitense ha registrato un incremento del PIL del 3,1% nel terzo trimestre del 2024, superando le stime precedenti. I consumi hanno mostrato una forte crescita, mentre i profitti delle aziende hanno subito una leggera flessione. L’indice dei prezzi PCE è diminuito, indicando una bassa inflazione.
Le richieste di sussidio alla disoccupazione negli Stati Uniti sono scese più del previsto nella settimana al 13 dicembre, con un totale di 220 mila unità. Questo dato ha superato le attese degli analisti, che prevedevano un calo a 229 mila unità. La media delle ultime quattro settimane si è stabilizzata a 225.500 unità, evidenziando un quadro più accurato dello stato del mercato del lavoro.