Per chi è a caccia di rendimenti e ama rischiare terreno fertile è quello costituito dai titoli di stato italiani. Lo conferma anche Mondher Bettaieb-Loriot, Head of Corporate Bonds di Vontobel Asset Management, secondo cui alla fine nonostante le previsioni non certo rosee di Mario Draghi, lo scenario è “ancora abbastanza positivo per i mercati dei titoli di Stato e del credito dell’Eurozona”.
L’andamento dei BTp è altalenante e segue da una parte le incertezze politiche e dall’altra il contesto macroeconomico generale caratterizzato dal rallentamento e dall’ormai certificata frenata dell‘inflazione.
Da qui i BTp hanno viaggiato sulle montagne russe come hanno sottolineato sul Sole 24 Ore Luca Cazzulani e Chiara Cremonesi di UniCredit Research.
Da inizio anno lo spread BTp-Bund si è mantenuto in media a 260 punti base, ma ha raggiunto l’area 240 e quella a quota 290 per tre volte ciascuna.
Da inizio 2019 infatti i titoli di Stato italiani con durata fino a 5 anni hanno garantito un rendimento di tutto rispetto, addirittura migliore in assoluto se paragonato con Portogallo, Spagna, Francia e Germania. Ma poi nelle ultime due settimane ci sono state pressioni e la volatilità è schizzata a livelli quadrupli. E nei prossimi mesi cosa ci aspetterà? La medesima situazione dicono gli esperti, non solo per i rischi legati alle discussioni sulla legge di bilancio, ma anche perché non si possono escludere tagli sul rating da parte delle agenzie. In agenda ci sono il 12 luglio il giudizio di Dbrs e il 9 agosto Fitch. Poi all’orizzonte resta lo spauracchio di elezioni anticipate ad autunno.
«Esiste una discreta probabilità che il differenziale superi i 300 punti base e che possa testare i massimi del 2018 nell’intervallo 325-330, ma ci aspettiamo che possa chiudere l’anno in area 275 punti base anche se il percorso non sarà liscio».