I segnali di miglioramento sono evidenti, specie dato il fatto che nel mirino c’è il 5G, ma nel campo della digitalizzazione l’Italia rimane purtroppo ancora indietro. Stando ai dati diffusi da Confindustria digitale, infatti, l’indice italiano è passato dal 36,5% del 20117 al 38,9% nel 2018 ed oggi si attesta al 43,9%.
Questa soglia, benché indichi appunto un buon miglioramento, rimane bassa per la media europea (52,5%). Il nostro Paese si colloca solamente al 24esimo posto, pur avanzando di ben sette posizioni rispetto all’anno precedente.
In cima alla classifica dell’indice della digitalizzazione svetta la Finlandia con il suo 69,9%, seguita da Svezia, Olanda e Danimarca.
Secondo Confindustria digitale “i dati Desi relativi agli ultimi cinque anni mostrano che investimenti mirati e solide politiche digitali possono avere un impatto significativo sulle prestazioni dei singoli Paesi”, tanto che in merito al 5G l’Italia è seconda solo alla capolista Finlandia, vantando un 60% di preparazione.
A pesare, invece, sono il basso numero di laureati in materia ICT (Information and Communication Tecnology), che si sostanzia nell’appena 1% del totale e il non troppo diffuso utilizzo di internet (il 19% degli italiani dichiara di non accedere mai alla rete).
Stando sempre alle valutazioni fatte da Confindustria digitale, altri buoni indicatori emergono dal quarto posto nella classifica europea per gli Open Data ed i servizi di sanità digitale, dove però si segnala uno scarso livello di interazione online tra Pubblica Amministrazione e utenti.
Infine, invece, l’arretratezza in campo digitale si manifesta nell’utilizzo dell’home-banking (utilizzato dal 46% degli utenti internet) e da parte delle Pmi italiane, le quali compongono oltre il 90% del tessuto industriale italiano, ma solo il 10% di loro vende i propri prodotti online. La percentuale cala inoltre al 6% nel caso di vendite online transfrontaliere.