Il progetto Libra, la criptovaluta dal valore stabile coperta da asset reali sviluppata da Facebook, potrebbe rivelarsi pericoloso. Ma non per le ragioni più spesso paventate in termini di sicurezza o privacy. Si tratta della sensazione meno concreta rispetto ai pagamenti, comune a chiunque abbia maneggiato del denaro fisico ed “elettronico”.
Infatti vari studi scientifici hanno dimostrato come già i pagamenti con carta di credito portassero i consumatori a spendere maggiori quantità di denaro rispetto all’uso del contante. L’atto di consegnare a qualcuno monete e banconote, infatti, attiva le stesse aree cerebrali che processano il dolore fisico, ricorda un approfondimento di MarketWatch. In altre parole, le carte di credito inducono a spendere di più, perché farlo in questo modo risulta meno doloroso. I wallet digitali hanno esattamente lo stesso effetto. Secondo una ricerca dell’università dell’Illinois questi strumenti hanno incrementato le spese del 2,4% nel campione osservato.
“L’uso della criptovaluta di Facebook, aumenterà la distanza delle persone dal denaro e ciò creerà meno ‘dolore’ nei pagamenti “, ha detto Dan Ariely, economista comportamentale presso la Duke University. Con Libra potrebbe attivarsi anche un fattore noto come “effetto denaro della casa”, ha aggiunto Ariely: secondo questa teoria, che trae il nome dalle case da gioco e dalle fiches per le scommesse, le persone sono portate a spendere di più se il denaro non viene percepito come una cosa di loro proprietà. “Nella mia mente [i Libra] sarebbero i ‘soldi di Facebook’, non penserò a loro come denaro che viene dai risparmi”.
Quanto alle conseguenze per il business di Libra, più che dalla sua natura di moneta virtuale, sono date dalla grandezza del suo ambiente d’utilizzo, il maggior social network al mondo: “Per Facebook, l’aggiunta della propria valuta fornirebbe un potente incentivo per i suoi utenti per rimanere sulla piattaforma e per effettuare transazioni con i fornitori, pagandoli in modo virtuale su Facebook moneta”, hano commentato Teunis Brosens e Carlo Cocuzzo di ING Bank in una nota.
“Questo, a sua volta, incentiverebbe la presenza di rivenditori grandi e piccoli sulla piattaforma di Facebook, che ne accetterebbero le monete per evitare di perdere una parte significativa dei loro clienti. Quindi, mentre le banche potrebbero ritrovarsi disintermediate, i fornitori di business potrebbero invece essere legato alla piattaforma di Facebook. Le autorità della concorrenza di tutto il mondo stanno quindi probabilmente guardando le mosse di Facebook da vicino. Così come le banche centrali”.