Economia

Bankitalia, riserve auree nel mirino del governo: assist Bce

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Si ritorna a parlare delle riserve auree detenute da Bankitalia. Qualche mese fa il leghista Claudio Borghi ha presentato una bozza di legge per chiarire a chi appartengono le riserve auree depositate presso Bankitalia, sollevando un polverone.

I partiti di opposizione soprattutto hanno puntato il dito contro la misura che a loro dire avrebbe come scopo reale quello di vendere l’oro di Banca d’Italia per fare cassa e ridurre così il debito pubblico, disinnescando le temute clausole di salvaguardia, quindi fermando l’aumento Iva. Banca d’Italia detiene la quarta riserva d’oro più grande del mondo dopo Stati Uniti, Germania e Fondo Monetario Internazionale e ha in pancia quasi 2.500 tonnellate di oro, per un valore di più di 90 miliardi di euro.

Ma la proposta di Borghi in un certo senso riceve l’assist della Bce. In un’opinione ufficiale pubblicata sul sito online della banca centrale e firmata dal presidente Mario Draghi, si afferma che i trattati europei non prevedono il concetto di proprietà per quanto riguarda le riserve di oro, ma si riferiscono al tema parlando di “detenzione e gestione esclusiva”.

La Bce ha poi chiesto al governo di consultarsi con la Banca d’Italia se ritiene di andare avanti con la riforma in modo che, comunque, l’indipendenza di questa ultima sia “pienamente rispettata”. La banca centrale europea ha però chiesto al governo di togliere dal testo di legge di Claudio Borghi il riferimento al fatto che la Banca d’Italia detiene l’oro “a solo titolo di deposito”, un passaggio che, a detta della banca, potrebbe essere letto come una limitazione al potere della Banca d’Italia di decidere in modo indipendente sulla gestione delle sue riserve ufficiali che è necessaria per svolgere i suoi compiti previsti dai trattati. Interpellato da Reuters, Borghi, scrive MilanoFinanzaMilanoFinanza, ha definito la  dichiarazione della Bce una vittoria.