Delusi dall’Europa gli investitori sovrani scelgono sempre di più la Cina e i Paesi emergenti al fine di trovare rendimenti per i loro portafogli
I fondi sovrani e le banche centrali sono delusi dall’Europa tanto da spostare parte dei loro rendimenti verso i Paesi emergenti, in particolare la Cina. È quanto emerge dall’Invesco Global Sovereign Asset Management Study che ha coinvolto 139 singoli investitori sovrani e responsabili di 71 banche centrali di tutto il mondo.
A WSI Alex Millar, head of Emea institutional distribution sales di Invesco, ha commentato:
“Quasi un terzo degli investitori sovrani hanno ridotto la loro allocazione sull’Europa nel corso del 2018 e lo stesso numero opererà ulteriori riduzioni quest’anno. La crescita economica in rallentamento e la percezione di un rischio politico in crescita sono la ragione del declino dell’attrattività delle economie europee per i fondi sovrani e le banche centrali”.
Tra le motivazioni a livello politico Millar ha poi citato
“la Brexit e la crescita dei partiti populisti sia in Italia che in Germania mentre l’Europa nel suo complesso è coinvolta in una disputa commerciale con gli Stati Uniti”.
Ci sono poi i bassi tassi di interesse che
“riducono lo spazio di manovra per questo genere di investitori”.
Secondo lo studio solo il 13% degli investitori sovrani prevede quest’anno di incrementare le allocazioni all’Europa. Cresce, al contrario, lo spazio dedicato all’Asia (il 40% ha indicato un aumento dell’allocazione nel 2019) e ai Paesi emergenti (36%).
Riprende Millar:
“Lo spostamento verso la Cina, in un momento in cui le guerre commerciali hanno un impatto negativo sui mercati azionari, dimostra la capacità degli investitori sovrani di guardare oltre le schermaglie geopolitiche a breve termine guidando l’agenda delle notizie e capitalizzando sulle dinamiche core, in questo caso la continua maturazione della seconda più grande economia al mondo”.
Che significato ha per gli investitori retail questo spostamento dei fondi sovrani e delle banche centrali?
“Gli investitori sovrani – riprende Millar – fanno parte di un gruppo di investitori sempre più ampio che prende impegni di lungo termine sui mercati emergenti. La presenza stabile di investitori di lungo termine aumenta l’attrattività dei mercati emergenti per tutti gli altri investitori. I capitali provenienti da questi investitori sono in genere investiti stabilmente e nel lungo termine. Pertanto potrebbero aiutare a ridurre la volatilità legata al flight to quality e le correlazioni viste nel passato quando situazioni di tensione nei mercati sviluppati portavano automaticamente a conseguenze più pesanti sugli emergenti, da dove venivano ritirati i capitali nelle fasi di avversione al rischio”.