Il governo spinge sull’acceleratore degli incentivi fiscali per favorire il rientro dei “cervelli” in Italia. Lo ha fatto attraverso il decreto crescita, appena approvato in Parlamento. Decreto che mette l’Italia in pole position nella competizione fiscale con gli altri Paesi, con una riduzione dell’Irpef che, a seconda dei casi, può andare dal 64 fino al 93 per cento.
Tutto questo avviene mentre, gli iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, ha ormai toccato quota 5,3 milioni nel 2018.
I bilancio 2018 del regime per gli rimpatriati, già in vigore, ha visto l’utilizzo dello stesso da 3.758 contribuenti (italiani al rientro o stranieri che hanno scelto il nostro Paese), con un reddito medio lordo di circa 123mila euro. Per potenziarlo, il decreto crescita si muove, come ricorda il quotidiano economico, su quattro direttive.
“La riduzione dell’imponibile tassato (dal 50 al 30%), l’estensione del bonus a chi avvia un’impresa o non ha titoli di studio particolari, la possibile proroga per altri cinque anni dopo il primo quinquennio e il supersconto per chi si trasferisce al Sud (imponibile ridotto al 10%). In parallelo, aumentano e si allungano gli incentivi per ricercatori e docenti”.