Le nuove minacce tariffarie del presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Cina spingeranno Pechino a intensificare gli stimoli per proteggere la sua economia da ulteriori danni. Questa secondo gli analisti di Goldman Sachs sarà la risposta del gigante asiatico messa nuovamente alle stretta dall’inquilino delle CasaBianca, che ieri ha ha anticipato tariffe del 10% su $ 300 miliardi di merci cinesi a partire dal primo settembre.
“Pensiamo che una delle azioni che la Cina intraprenderà è quella di continuare con la stimolazione dell’economia domestica, prevalentemente tramite stimoli fiscali”, ha detto Timothy Moe, analista di presso Goldman Sachs, in un’intervista alla CNBC. Non solo. L’esperto della banca americana mette ora in conto un rallentamento del il ritmo dei negoziati e nuove ritorsioni equivalenti
In attesa delle riposta cinese, gli analisti di Citi hanno calcolato che l’ultimo round di tariffe sui beni cinesi ridurranno le esportazioni cinesi del 2,7% e daranno una sforbiciata alla crescita del PIL di 50 punti base.
Per Iris Pang, economista della banca olandese ING,
“è improbabile che una guerra commerciale in piena regola aiuti il presidente Trump nelle elezioni del 2020. Riteniamo piuttosto che la strategia della Cina in questa escalation di tensione sarà quella di rallentare il ritmo dei negoziati”, ha detto. “Ciò potrebbe allungare il processo di ritorsione fino alle imminenti elezioni presidenziali statunitensi”.
Nel frattempo, un comunicato del ministero cinese del Commercio ha fatto sapere che Gli Stati Uniti hanno ‘gravemente infranto’ la tregua siglata in giugno al G20 di Osaka con la Cina e Pechino prenderà ‘le necessarie misure di rappresaglia’ se il governo di Washington metterà in atto la minaccia di introdurre nuovi dazi su 300 miliardi di prodotti cinesi a partire dal primo settembre.