L’ultimo in ordine temporale è stato John Flint di HSBC. Con le dimissioni del numero uno della banca britannica salgono a 14 gli amministratori delegati del FTSE 100, indice blue chip della Borsa di Londra, che hanno lasciato il loro posto o che hanno annunciato le dimissioni da inizio anno. Una cifra che mai così alta, che lascia presagire il raggiungimento di un livello record di dimissioni per fine anno. Questo dopo che nel 2018 erano stati annunciati 18 cambi ai vertici, ben al di sopra della media annuale dal 2011 (12) e la cifra più alta dal 2007.
Ma cosa si nasconde dietro quest’ondata di dimissioni?
Come ha spiegato, Russ Mold, direttore degli investimenti di AJ Bell, alla CNBC sono soprattutto tre i fattori che spiegano l’ appetito delle imprese per il cambiamento. Innanzitutto, il FTSE 100 ha faticato a segnare guadagni negli ultimi 18-24 mesi: l’indicescambia intorno a circa 7.199 punti, solo circa il 3,8% in più rispetto al suo picco nel dicembre 1999.
Mold ha suggerito inoltre che questa performance lenta ha aumentato il livello di pressione esercitato sugli amministratori delegati da parte dei gestori di fondi, a loro volta sotto pressione degli investitori.
La terza fonte di pressione sono principalmente gli investitori attivisti statunitensi, che, quando arrivano, “surriscaldano” il clima aziendale.
“Ce ne sono così tanti ora e quando arrivano, portano la loro classica lista di priorità: cambiamento operativo, cambiamento finanziario, cambiamento strategico o cambio di gestione”
E se non si supera l’esame, le conseguenze non tardano ad arrivare.