Il momento magico per l’oro non è ancora finito. Il metallo giallo è attualmente a quota 1.516,90 dollari, in rialzo dello 0,52%, mentre da inizio anno la progressione è stata finora del 18%. Il rally è destinato a continuare? Diversi analisti hanno provato a rispondere a questa domanda interrogandosi, innanzitutto, sulle ragioni che hanno favorito l’oro fino ad ora. Fra queste, in particolare, ci sono le tensioni sul commercio e sulla crescita globale. L’exploit per il bene rifugio ha avuto luogo, inoltre, nonostante i livelli d’inflazione siano decisamente moderati (la crescita dei prezzi incentiva l’acquisto di oro come riserva di valore).
“L’oro potrebbe trarre ulteriore beneficio dal calo dei tassi di interesse reali e dal suo ruolo di alternativa alla moneta”, hanno detto lunedì gli strateghi di Ned Davis Research, “e a differenza delle valute legali, l’oro non dovrebbe affrontare la pressione politica per far sì che s’indebolisca”.
Secondo Nicholas Colas, co-founder di DataTrek, il rally dovrebbe continuare nella seconda metà dell’anno in quanto le banche centrali proseguirebbero nei loro acquisti: “L’oro per le banche centrali non statunitensi è un mezzo per mantenere l’esposizione al dollaro (il prezzo di riferimento globale del metallo giallo è in valuta statunitense) senza aiutare l’America a finanziare il suo deficit da mille miliardi l’anno”, ha scritto Colas nel suo ultimo commento di mercato.
Ad intravedere un rialzo ulteriore per l’oro nei prossimi mesi sono anche gli analisti di alcune fra le maggiori banche d’affari: Goldman Sachs vede i 1600 dollari l’oncia nei prossimi sei mesi, Citibank nei prossimi 12 mesi, mentre Bank of America Merrill Lynch ritiene che il metallo giallo arriverà a 2000 dollari l’oncia entro due anni.
Secondo John LaForge, responsabile della real asset strategy presso Wells Fargo, lo spazio per ulteriori rialzi non sarebbe tanto elevato per l’oro nei prossimi mesi, quanto per altri beni rifugio che finora non hanno goduto di rialzi altrettanto spettacolari. Secondo LaForge “i rendimenti negativi dei bond” sono il maggiore driver a favore dei beni rifugio e suggerisce di guardare al palladio e all’argento, le cui valutazioni in rapporto a quella dell’oro appaiono scontate.