La pizza con le fette d’ananas o la pasta condita con il ketchup saranno anche sacrilegi gastronomici, ma una cosa è certa: la cucina italiana è quella che esercita la maggiore influenza sulle tavole di tutto il mondo. A calcolarlo è ora uno studio pubblicato sul Journal of cultural economics, con una originale classifica che analizza le abitudini di consumo di 52 Paesi analizzando le cucine più esportate all’estero.
In questa ricerca viene considerata un’esportazione il valore di un pasto della cucina nazionale consumata all’estero, mentre il consumo interno di una cucina straniera viene calcolata come un’importazione. Il saldo finale vede l’Italia di gran lunga prima per surplus culinario, grazie alla popolarità all’estero dei suoi piatti e a una relativa freddezza nei confronti delle cucine straniere, per un “avanzo” complessivo di 168 miliardi di dollari nel 2017. Sul versante opposto, il maggior “importatore” di cucine estere sono gli Stati Uniti, con un saldo negativo di 55 miliardi di dollari, cifra che salirebbe a -134 miliardi se si escludesse la componente fast food, un pezzo d’America popolare sulle tavole di tutto il mondo.
L’autore dello studio, Joel Waldfogel dell’University of Minnesota, ha ricavato la tipologia delle cucine prese in considerazione dalle informazioni contenute su TripAdvisor, mentre i volumi di vendita sono stati attinti da Euromonitor, una società specializzata in ricerche di mercato.
A notevole distanza, il secondo Paese per “surplus” culinario risulta il Giappone, seguito da Turchia, Messico e Thailandia. La Francia, nota tradizionalmente come la cucina più prestigiosa al mondo, risulta solo sesta in questa particolare classifica. A subire maggiormente il fascino delle cucine straniere sono, dopo gli Usa, a sorpresa, la Cina, e a seguire Brasile e Regno Unito.